E che indennizzo sarà previsto per il lavoratore licenziato per procedimento disciplinare non reintegrabile? Secondo indiscrezioni, sarà un indennizzo di tipo risarcitorio, soltanto sotto forma di detassazione.
Insomma dietro le quinte i tecnici sono già al lavoro, anche se le carte sono coperte per evitare che eventuali indiscrezioni ostacolino l’«ultimo miglio» della riforma alla Camera. Qui i malumori della sinistra del Pd sono tutt’altro che sopiti e rischiano di arrivare al massimo della drammatizzazione se il governo porrà la fiducia, mossa che l’esecutivo conserva come «arma» contro l’ostruzionismo.
«Non c’è alcun rischio di scissione (del Pd, ndr ), a mio avviso, e non ci sarebbe né nel caso di fiducia né nel caso in cui la fiducia non venisse posta, come è probabile, perché non è scontato che ci sia la richiesta di fiducia» ha detto ieri il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi a margine del convegno «How can we govern Europe?», svoltosi a Firenze.
I rumors su bozze di decreti attuativi irritano la sinistra pd: «Se ci sono vorremmo vederle — dice il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano —: il ministro mi ha detto che non esistono e mi ha proposto un tavolo della maggioranza per scriverli insieme». «Non ci sarà nessun tavolo» ribatte Maurizio Sacconi, capogruppo al Senato di Ncd, perpetuando una diatriba che è in corso da mesi.
Anche sull’indennizzo in caso di licenziamento economico per il contratto a tutele crescenti (quindi solo per i nuovi rapporti di lavoro) emergono prime ipotesi che porterebbero verso un trattamento di maggiore favore rispetto a quello offerto oggi a tutti i contratti dalla legge Fornero: un’indennità compresa tra un minimo di 12 e un massimo di 24 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto, determinata dal giudice in relazione all’anzianità del lavoratore, al numero dei dipendenti, alle dimensioni dell’attività economica ed al comportamento e alle condizioni delle parti, con onere di specifica motivazione a riguardo.
La novità per i nuovi contratti sarebbe che l’indennizzo verrebbe sempre commisurato all’anzianità del lavoratore, ma comunque più oneroso: 1,5 mensilità anziché una per ogni anno di anzianità. Oppure un mix tra questi due metodi di calcolo al crescere dell’anzianità. Per non rendere eccessivamente oneroso l’indennizzo per le piccole e medie imprese, quelle sopra i 15 dipendenti ma sotto i 100, potrebbe essere applicato un decalage .
Per ora si tratta solo di ipotesi che però dovranno essere discusse molto rapidamente: se il governo vuole davvero fare entrare in vigore il primo decreto attuativo a gennaio prossimo, la formulazione del testo, tenuto conto delle vacanze incombenti, dovrà essere pronta in meno di un mese.