07.09.2011

Iva più alta su auto, abbigliamento e giochi

  • Il Sole 24 Ore

di Marco Mobili

Alla fine anche il ministro Giulio Tremonti fa un passo indietro: via libera da subito con la manovra di Ferragosto all'aumento dal 20 al 21% dell'Iva. Per rafforzare i saldi e la credibilità della manovra, nel maxi-emendamento su cui oggi il Governo conta di ottenere il voto di fiducia di Palazzo Madama, alla fine è arrivato il più volte annunciato incremento dell'aliquota ordinaria dell'imposta sul valore aggiunto.

Come si legge nella nota diramata da Palazzo Chigi al temine del vertice di maggioranza tenutosi nella mattinata di ieri a Palazzo Grazioli, tra le modifiche da apportare al testo della manovra licenziato domenica scorsa dalla Commissione Bilancio del Senato viene previsto l'aumento «di un punto Iva, dal 20 al 21, con destinazione del maggior gettito a miglioramento dei saldi del bilancio pubblico». Maggior gettito che secondo le stime dell'Economia si attesterebbe complessivamente sui 4 miliardi di euro, per altro tenendo già conto della quota che l'Italia ogni anno è tenuta a riversare nelle casse dell'Unione europea.

Sul tavolo del vertice di maggioranza era approdata anche l'ipotesi di un incremento generalizzato dell'1% del prelievo Iva, comprendendo così anche beni e servizi soggetti alle due aliquote agevolate del 4 e del 10%. In questo caso il maggior gettito complessivo avrebbe superato i 7 miliardi di euro. La scelta finale è stata, però, quella di non intervenire, almeno in questa fase, sui beni di prima necessità (oggi al 4%) o sui servizi ad alta prestazione di manodopera o su bar, ristoranti e alberghi (oggi al 10%).

Con l'aumento dell'aliquota ordinaria al 21% rischia di saltare anche l'ultima delle cinque carte che il ministro Tremonti aveva indicato nella delega fiscale per riscrivere il fisco del futuro. L'arrivo delle tre aliquote Irpef, infatti, nella delega fiscale verrebbe finanziato dalla semplificazione e dai tagli delle agevolazioni fiscali (già inserito in manovra), dalla nuova tassazione delle rendite finanziarie (già in manovra), da una ulteriore stretta sull'evasione fiscale (introdotta con l'emendamento del Governo presentato la scorsa settimana in commissione Bilancio) e «dallo spostamento dell'asse del prelievo dal reddito a forme di imposizione reale», da tradursi come aumento dell'Iva (inserito ieri nel maxi-emendamento). Non solo. L'idea del ministro, infatti, era quella di rinviare ogni possibile intervento sull'Iva in un più organico progetto di riforma del l'ordinamento tributario.

Occorre ricordare, inoltre, che l'intervento sull'Iva lo si invocava, da ultimo anche Bruxelles, come possibile misura per alleggerire il carico fiscale sul lavoro nel quadro dei necessari interventi per il rilancio della crescita economica. Ma al momento l'andamento dei mercati ha di fatto indirizzato la destinazione delle maggior entrate in direzione opposta, ovvero verso il miglioramento dei saldi.

Dall'entrata in vigore della legge di conversione, dunque, molti beni come televisori, auto, moto, abbigliamento e calzature, vino e cioccolato sconteranno l'aliquota del 21 per cento. Il timore delle associazioni di categoria dei commercianti e dei consumatori è dunque legato alle conseguenze negative sui consumi per le famiglie italiane già alle prese con la difficile congiuntura economica. Per la Confcommercio il rischio è che «l'Italia paghi, tutta insieme, un conto davvero troppo pesante». «Ogni aumento dell'Iva – sottolinea da parte sua Confesercenti – si va tra l'altro a sommare ai recenti rialzi delle materie prime che a sua volta stanno surriscaldando l'inflazione».

L'aumento dell'Iva – ha sottolineato Federalimentare – riguarda un terzo dei prodotti alimentari abitualmente acquistati e, considerato che si viene già da cinque anni di flessione nei consumi alimentari domestici, frena ogni possibilità di rimbalzo della spesa e incentiva l'inflazione». Infine, per la Coldiretti l'incremento dal 20 al 21% dell'Iva vale poco più di 33 milioni di euro per il vino e gli spumanti, il tartufo, il propoli e la lana.