12.09.2013

Italia-Svizzera, caso riaperto

  • Il Sole 24 Ore

Italia e Svizzera vogliono proseguire le trattative sul cosiddetto pacchetto fiscale, iniziate nel 2012 e in parte interrotte e rallentate a causa delle elezioni in Italia. Il pacchetto comprende la revisione dell’accordo di doppia imposizione, la proposta di un’imposta liberatoria anonima per regolarizzare i capitali italiani non dichiarati depositati in Svizzera (piano Rubik), la questione della tassazione dei frontalieri, l’accesso al mercato finanziario e gli assetti fiscali di Campione. È quanto è emerso ieri a Berna, dopo l’incontro tra il minsitro italiano degli Esteri, Emma Bonino, e il suo omologo elvetico, Didier Burkhalter. «L’équipe italiana e quella svizzera sono già pronte, dunque i lavori potranno cominciare presto», ha affermato Bonino.
Un altro tema toccato durante l’incontro è stato quello della politica europea della Svizzera. Bonino ha detto di «apprezzare molto» la proposta svizzera di negoziare con la Commissione europea il rinnovo della via degli accordi bilaterali e ha auspicato che il mandato per tali trattative possa essere concesso al più presto, al fine di poter sfruttare al meglio il tempo a disposizione prima del rinnovo delle autorità europee, previsto alla fine dell’anno prossimo.
Poi, Expo 2015 e i trasporti. Bonino ha valutato positivamente la partecipazione della Svizzera a Expo 2015 e si è detta fiduciosa sul fatto che l’esposizione sia anche l’occasione per accelerare la realizzazione di alcune infrastrutture, tra cui la tratta ferroviaria Mendrisio-Varese. Infine, la crisi siriana. La proposta di porre sotto controllo internazionale l’arsenale chimico siriano, proposta che eviterebbe l’intervento armato americano, «è fortemente sostenuta sia dalla Svizzera che dall’Italia», ha sottolineato Burkhalter. La Svizzera è pronta a mettere a disposizione «persone, esperti, formazione e i mezzi necessari» per poter mettere in atto questo piano, ha aggiunto il ministro svizzero degli Esteri.
Intanto, sul fronte fiscale italo-svizzero, c’è da registrare quanto è emerso in Canton Ticino al riguardo di lettere inviate a clienti delle banche residenti in Italia. Secondo quanto rivelato dal quotidiano Corriere del Ticino, alcune banche elvetiche hanno appunto scritto nelle settimane scorse a residenti nella Penisola, tra cui anche frontalieri, invitandoli chiaramente a regolarizzare la propria posizione con le autorità fiscali, nel caso non l’abbiano già fatto, del Paese in cui risiedono.
Ecco la dichiarazione che una delle grandi banche svizzere presenti in Ticino ha recapitato a fine agosto a parte dei clienti domiciliati nella vicina Penisola. Secondo il quotidiano ticinese, questo è quanto è contenuto, tra l’altro, nelle lettere: «Il cliente conferma che tutti i valori patrimoniali investiti presso la banca sono dichiarati in modo completo e corretto nel suo Stato di domicilio ai sensi delle disposizioni fiscali ivi valide e che in futuro continueranno a essere dichiarati correttamente nel rispetto delle disposizioni fiscali». Al cliente viene anche indicato che in futuro la banca, su richiesta legalmente consentita dalle autorità fiscali, giudiziarie amministrative e penali, dovrà fornire nella misura necessaria informazioni sui dati del cliente stesso e sui valori patrimoniali investiti presso la banca.
Questa iniziativa di alcune banche elvetiche, analoga nella sostanza ad altre effettuate dalle stesse nei mesi scorsi nei confronti di clienti residenti in Germania e in altri Paesi europei, sta suscitando polemiche nella Confederazione. Tra le posizioni critiche c’è quella di Franco Citterio, direttore dell’Associazione bancaria ticinese. «Non c’è alcun obbligo da parte della banca svizzera di chiedere ai propri clienti residenti all’estero – ha affermato Citterio – di regolarizzare la propria posizione fiscale. La legge per ora non lo impone. Il concetto di base della “Strategia del denaro dichiarato” sostenuta dal nostro Governo è più o meno condiviso ma il mondo bancario chiede un approccio graduale e al passo con gli standard internazionali. Con questo approccio di alcune banche, la violazione della privacy dei clienti è evidente».
In sostanza, la posizione di una parte del mondo finanziario rossocrociato è che il segreto bancario è ancora in vigore e che dunque questo varrà sin quando non ci saranno accordi fiscali internazionali sullo scambio automatico di informazioni che mettano tutte le piazze finanziarie sullo stesso piano. Alcune banche elvetiche temono però di incappare in maxi multe o inchieste, come già è successo e sta accadendo negli Usa, e dunque preferiscono portarsi avanti, accogliendo almeno in parte le pressioni internazionali contro il segreto bancario.