02.07.2013

Italia, mai così tanti disoccupati. In una settimana 14 mila esuberi

  • Il Corriere della Sera

ROMA — Ventottomila posti di lavoro persi ogni mese e 7 mila e 500 esuberi annunciati solo nell’ultima settimana. Con queste premesse, per dirla con le parole del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, «non potevamo fare altro che aspettarci» l’ennesimo record della disoccupazione in Italia: a maggio il tasso di senza lavoro certificato dall’Istat si attesta al 12,2%, il più alto dal 1977, con un incremento dello 0,2% rispetto ad aprile e dell’1,8% se confrontato con il 2012.

E’ la prima volta che la percentuale dei senza lavoro in Italia supera la media europea (12,1%). Ormai nella Penisola il numero delle persone in cerca di un posto oltrepassa ampiamente i tre milioni, con quasi mezzo milione in più totalizzato nel giro di un solo anno. E anche se tra i giovani (15-24 anni) l’incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca di lavoro è leggermente in calo ( al 38,5%, -1,3% rispetto al mese scorso), «la situazione resta comunque molto grave», come sottolinea il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini.
Il bollettino della crisi

Dagli stabilimenti Natuzzi, dove è partito uno sciopero contro i 1.726 esuberi annunciati, all’Indesit, con la trattativa serrata sui 1.426 dipendenti da mandare a casa, passando per la prossima chiusura dello stabilimento Whirlpool di Spini di Gardolo, a nord di Trento, che dà lavoro a 450 persone: la crisi morde, anche al Nord, e ogni giorno piccole e grandi aziende si preparano a licenziamenti più o meno massicci. Considerando anche i 7 mila stimati nella Pubblica amministrazione, si arriva a oltre 14 mila esuberi annunciati solo nell’ultima settimana.

Secondo una stima della Uil, le persone che mediamente perdono il lavoro sono 28 mila al mese. Principalmente maschi adulti e capifamiglia: il tasso di disoccupazione maschile è all’11,5%, anche in questo caso ai massimi da 36 anni, con un minimo storico per tasso d’occupazione (65%). E aumentano anche gli uomini inattivi, che ormai hanno smesso di cercare, sfiancati dalla sfiducia. Invece nella fascia di età 15-24 anni si registra, per la prima volta da mesi, una riduzione di coloro che cercano lavoro (dai 656 mila di aprile ai 647 mila di maggio). Ma secondo Luigi Sbarra (Cisl), si tratta probabilmente di «un effetto scoraggiamento, visto che non si riscontra un corrispondente aumento di occupati nella stessa fascia di età»
Le scelte del governo

Per il segretario della Cgil, Susanna Camusso, le forme di incentivazione dell’occupazione, spiega, «sono utili, ma non è questo che cambierà la situazione della crisi». Scettici i consumatori: «Di fronte ad una situazione difficile come questa, le misure di rilancio occupazionale studiate dal governo non risultano sufficienti ed adeguate. Bisogna fare ben altro», incalzano Federconsumatori e Adusbef invocando un «rilancio della domanda di mercato».

«La ripresa non è ancora iniziata», ammette Giovannini, e «molto resta da fare» ma «tutti gli indicatori ci dicono che potrebbe riprendere nel corso dell’autunno». E guai a dire che il decreto sul lavoro varato dal governo sia una «goccia nel mare»: «Molto è stato fatto», rivendica il ministro competente. Anche il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ammette che i passi fatti dal governo finora sono «nella direzione giusta», ma incalza: «Bisognerebbe fare di più e con più decisione, il problema non è incentivare l’occupazione, è crearla e per farlo occorre una crescita forte».
Come si crea lavoro

Secondo il sottosegretario al Lavoro Carlo Dell’Aringa, «serve una scossa forte»: quindi stop alle «politiche restrittive dell’Europa» e via libera al rafforzamento dei centri per l’impiego, che sarà portato avanti da una struttura creata ad hoc presso il ministero. «La Germania spende in questo campo 5 miliardi all’anno e impiega nel settore 70 mila dipendenti- sottolinea l’economista -. Noi investiamo nei servizi per l’impiego 500 milioni all’anno, con 7 mila dipendenti. Il risultato è che in Germania c’è meno disoccupazione e si spende meno per gli ammortizzatori sociali». Che nel nostro Paese restano uno strumento importante: a maggio sono state autorizzate 90 milioni di ore di Cassa integrazione, dopo i 100 di aprile. Eppure ci sarebbero strade alternative: «Non si può sottovalutare il ruolo di ammortizzatore sociale dell’agricoltura – dice l’associazione di settore Cia – Le campagne sono pronte ad assorbire 150 mila disoccupati, ma vanno abbattuti costi e burocrazia».

E anche dall’Anie, la federazione delle imprese elettroniche ed elettrotecniche, arrivano segnali di speranza: «Prevediamo 4 mila assunzioni nel 2013», hanno annunciato nonostante un crollo lo scorso anno del fatturato aggregato del 12,1%, a 63 miliardi di euro.