Italia, Francia e Belgio verranno avvertite che i loro bilanci per il 2015 rischiano di infrangere le regole Ue (in realtà è già successo con il deficit per la Francia, e per l’Italia con il debito pubblico e il pareggio di bilancio rinviato). A marzo ci sarà una nuova valutazione: se i bilanci non saranno stati messi in regola, potranno scattare ammende e procedure di infrazione. Altri 4 Paesi — Spagna, Portogallo, Austria e Malta — saranno citati come aree di rischio, ma per ora senza timori di provvedimenti punitivi.
«Più volte nel passato — ricorda sarcasticamente il Financial Times — Italia e Francia hanno promesso riforme poi mai compiute. Forse Juncker pensa che le cose siano diverse ora? E se sì, perché?». Qualche perché, a spizzichi, comincia a filtrare dalla stessa Commissione: primo, la situazione generale è troppo grave per rischiare il naufragio di due vascelli importanti come la Francia e l’Italia, imponendo loro nuovi pesi e vele più ristrette; secondo, la Germania avrebbe segretamente promesso alla Francia di sostenerla nel confronto con Bruxelles, ottenendo in cambio l’impegno a completare riforme strutturali molto severe; terzo, Juncker sa bene che l’Italia ha contribuito in modo decisivo alla sua nomina, forse non vuole rischiare di inimicarsela e di perdere ogni suo futuro appoggio.
Nel pronunciare i suoi verdetti, questa mattina alle 11, la Commissione confermerà indirettamente quanto ormai si sa bene da qualche anno, ma è politicamente difficile da dire: la grande crisi riguarda sì l’Europa intera, ma soprattutto il suo cuore più ricco e un tempo più sano, la zona euro.
È là che sembra annidato il virus. Mentre dove l’euro non c’è, nelle statistiche della crescita regna il segno «più»: nel 2014 Polonia +3%, Gran Bretagna +3,1%, Svezia +2%, e così via. Mentre nell’eurozona, di cui si parlerà oggi, le cose vanno nella direzione inversa: Italia –0,4%, Francia -0,3%, Cipro -2,8% e via dicendo, con l’unica, trionfale eccezione dell’Irlanda (+4,6%) e del solito Lussemburgo (+3%), colpito però dai sospetti di sempre, legati alle norme fiscali.