Per prendersi cura dei risparmi, dunque, bisogna decidere un’asset allocation adatta alle proprie esigenze e non spaventarsi dei sussulti ogni due giorni, Oppure, se questo non è possibile, occorre scegliere di aumentare la quota di liquidità, confidando nel fatto che ai bassissimi rendimenti dei conti di deposito (un per cento netto) fa da contraltare un’inflazione in coma. E quindi, per ora, inoffensiva.
Le diverse velocità della ripresa (visibile negli Usa, non certo nell’Europa in deflazione), il rafforzamento del dollaro sull’euro, il crollo del prezzo del petrolio e le conseguenze della combinazione di tutti questi fattori sulle economie dei Paesi Emergenti — che sono attori sempre più importanti e autonomi sulla scena globale — sono fatti reali (non previsioni) che contengono le prossime tendenze dei mercati. Ma nessuno può sapere quanto balleremo lungo la strada, prima di raggiungere un rettilineo che possa far dire «sì, la direzione è questa».
Scenari
In una settimana le Borse sono salite sull’onda della speranza di una prossima decisione della Bce sull’acquisto di titoli di Stato dei Paesi dell’euro, alimentate dalle nuove dichiarazioni di Mario Draghi sulla necessità di salvare il Vecchio Continente dalla stagnazione economica. Ma quelle stesse Borse nell’ultima seduta della settimana scorsa sono scese, deluse e di nuovo spaventate, di fronte all’aumento di capitale a sorpresa annunciato dal colosso spagnolo del credito Banco Santander e alla rivelazione che la stessa Bce promette la lotta all’inverno dei prezzi ma chiede dall’altra parte maggiori accantonamenti alle 131 banche che da due mesi sono accomunate da un’unica vigilanza europea.
Ma non sarà un anno semplice nemmeno a Wall Street, dove tutto (per ora) continua a salire. Vera ripresa o mancanza di alternative?