Ma ciò che non si sapeva e che il mercato chiedeva da tempo è quanti miliardi venissero bruciati con quelle che a Mountain View sono battezzate other beats , altre scommesse. In poche parole: auto che si guidano da sole (Google Car: probabilmente una delle più grandi rivoluzioni di prodotto del secolo), occhiali con cui si parla ipnoticamente passeggiando (Google Glass: sicuramente uno dei più grandi flop della storia), termostati intelligenti pagati 3,2 miliardi di dollari appena due anni fa (Nest), fondi di venture capital. C’è tutto un mondo da scoprire per gli appassionati di innovazione e, soprattutto, analisti.
Con il passaggio ad Alphabet il chief executive officer e cofondatore Larry Page ha deciso di aprire delle finestre nella scatola chiusa in cui tutto confluiva, tornando indietro al 2013 per fornire anche una fotografia storica di cosa stia bollendo in pentola.
Negli ultimi anni altre società come Amazon e Netflix hanno fatto la stessa cosa ricevendone un premio in termini di acquisti e valorizzazione. Amazon in particolare stupì con i profitti di un business che secondo gli analisti era un binario morto, quello del cloud computing.
La mossa ha già spinto Google a superare la Apple come società più capitalizzata al mondo: ieri sulla scia dei primi conti Alphabet ha toccato i 533 miliardi contro i 532,7 di Apple. Non era mai successo.
Ma allo stesso tempo ora gli azionisti avranno anche il potere di «protestare» se Google dovesse continuare a gettare miliardi nel Buco nero dell’innovazione di frontiera.