17.07.2014

Il nuovo redditometro a rischio flop

  • Il Sole 24 Ore

I controlli da redditometro sono partiti. Gli uffici dell’agenzia delle Entrate hanno già spedito circa 17mila inviti al contraddittorio. Ma le attese di recupero di gettito “sommerso” sono piuttosto scarse.
Non solo perché il numero delle verifiche basate sul rapporto tra reddito dichiarato e tenore di vita è stato tagliato da 30mila a poco meno di 20mila, ma soprattutto in quanto, alla prova dei fatti, il redditometro si sta rivelando tutt’altro che efficace. I funzionari dell’Agenzia si stanno trovando ad agire con uno strumento di controllo assolutamente snaturato e depotenziato rispetto alla versione originale e a quelle che erano, in fondo, le intenzioni del legislatore. Questo principalmente a causa delle modifiche che sono state apportate alla disciplina dopo i rilievi mossi dal garante della Privacy.
In particolare, come precisato l’Agenzia nella circolare 6/E/2014, tenendo conto del parere del garante della Privacy del 21 novembre 2013, ha escluso dal nuovo accertamento sintetico, sia in fase di selezione che di contraddittorio, le spese correnti determinate solo con la media Istat (ad esempio alimentari e bevande, abbigliamento e calzature, alberghi e viaggi organizzati).
Inoltre, la tipologia di famiglia di appartenenza (lifestage) viene messa a confronto con i dati dell’anagrafe comunale e il “fitto figurativo”, attribuito nei casi in cui non si conosce la disponibilità di un’abitazione nel comune di residenza, entra in scena solo nella fase del contraddittorio.
Se dal redditometro, perciò, ci si aspetta poco sul fronte della lotta all’evasione, più penetrante potrà essere l’opera di accertamento utilizzando l’ormai vasto archivio dei rapporti finanziari. È stato ultimato da parte di banche e intermediari finanziari l’invio all’agenzia delle Entrate dei dati dei conti correnti e degli altri rapporti finanziari intestati ai loro clienti nel 2011 (il termine scadeva a inizio anno) e nel 2012 (il termine è scaduto lo scorso 31 marzo).
Si tratta, in sostanza, di un ampio ventaglio di informazioni che vanno dai conti deposito titoli alle gestioni patrimoniali, dalle carte di credito/debito ai certificati di deposito, oltre ai saldi iniziali e finali dei conti correnti.
Completata la raccolta dei dati, l’agenzia delle Entrate è stata chiamata a fissare i parametri, basati su algoritmi che individuano le anomalie, in base ai quali estrarre i contribuenti sospetti, soprattutto in chiave redditometro.
In effetti, in questa fase l’amministrazione finanziaria ha scelto un approccio molto prudente per arrivare ad elaborazioni di qualità delle liste selettive. Anche su questo archivio il garante della Privacy aveva mosso dei rilievi con i provvedimenti del 17 aprile 2012, del 15 novembre 2012 e del 31 gennaio 2013.
Prima di contestare un’anomalia, l’agenzia delle Entrate punta a incrociare i dati finanziari con quelli patrimoniali del soggetto, già presenti nell’Anagrafe tributaria, in maniera da procedere a una scrematura delle posizioni più palesemente a rischio evasione. Le liste selettive definitive andranno poi girate agli uffici territoriali che provvederanno alle verifiche scegliendo principalmente il veicolo dell’accertamento sintetico del reddito, ma avendo la possibilità di ricorrere anche ad altri strumenti.