Finalità produttive o sociali. Del totale dei microcrediti concessi, la metà ha avuto finalità produttive, mentre l’altra metà ha soddisfatto fini sociali, che non hanno per obiettivo l’imprenditorialità lucrativa. «I giovani vogliono una mano per scegliersi da soli il lavoro, per aprire un’attività», ha fatto notare in sede di discussione Mario Baccini, presidente dell’ente; in tal modo, essi «non cercano il posto pubblico» ma provano a far fruttare le proprie idee creando a loro volta nuovo lavoro. In tal senso, potrebbe essere scoraggiante un dato in cui solo il 32% delle richieste imprenditoriali viene soddisfatto, lasciando a bocca asciutta una consistente fetta di candidati. Dal 2011 il microcredito sociale ha ricevuto circa 26 milioni di euro annui, mentre i fondi erogati per fini produttivi sono cresciuti progressivamente, raggiungendo nel 2014 i 120 milioni, con un tasso medio annuo di crescita superiore al 75%. Sempre in termini generali, ogni richiesta di credito per scopo produttivo ha ottenuto fondi nella misura di 21.300 euro; l’ammontare di erogazioni per il microcredito sociale, diversamente, ha raggiunto i 4.500 euro circa per beneficiario. Fatti da parte i numeri che mostrano come solo una richiesta su tre venga accontentata in ambito produttivo, i quattro quinti del totale erogato risultano finalizzati all’avvio o al sostenimento di un’attività imprenditoriale o all’auto impiego.
Bonus fondi pensione e casse. Nel corso del convegno, il sottosegretario all’economia Pier Paolo Baretta ha precisato che, relativamente al decreto legislativo che prevede un bonus fiscale per i fondi pensione e le casse previdenziali che investono nell’economia reale, l’analisi prosegue, dopo aver ottenuto la firma del ministro. Il decreto prevede che fondi e casse che investono nell’economia reale possano godere di un credito d’imposta per compensare l’aumento della tassazione prevista dalla legge di stabilità, con l’incremento dall’11 al 20% per i fondi pensione e dal 20 al 26% per le casse previdenziali. Attualmente, ha ricordato il sottosegretario, fondi e casse dispongono di 220 miliardi che destinano per la quasi totalità al debito: «se investissero anche solo il 10% nell’economia reale» ha proseguito Baretta, ciò equivarrebbe a «un punto di Pil». Relativamente al microcredito, Baretta ha espresso l’intenzione di «farlo diventare un strumento di ripresa economica di qualità».