Siamo agli inizi, «ma se consideriamo la velocità d’azione dei cinesi nel giro di due o tre anni la presenza finanziaria cinese può crescere molto. Nel commercio in pochi anni il nostro export si è decuplicato», commenta Riccardo Monti, presidente dell’Agenzia Ice, che ieri ha organizzato un seminario sulla cooperazione finanziaria italo-cinese, presente l’ambasciatore della Repubblica popolare cinese, Li Ruiyu. Le banche cinesi, aggiunge, sono colossi, le prime al mondo per capitalizzazione. «La Cina sta puntando ad internazionalizzare il proprio sistema finanziario e la propria moneta. Vuole avere un centinaio di grandi multinazionali. Le banche si sono mobilitate». Si sta canalizzando un forte flusso di investimenti dalla Cina in Italia: l’obiettivo è di averne di più, continua Monti, per per finanziare progetti italiani in paesi terzi, specie nelle grandi infrastrutture, e riuscire a far diventare le banche cinesi operatori a pieno titolo. L’Ice sta lavorando perchè si realizzi la massima collaborazione, sia sull’export ma che su progetti di joint-venture.
In prima linea è anche la Sace, come ha spiegato ieri l’ad Alessandro Castellano. È di questi giorni l’accordo tra Sace e la Bank of China per espandere interscambi e investimenti, facilitando l’accesso a fonti di finanziamento per imprese italiane e cinesi. Un accordo che segue, dice Castellano, quelli con China exim bank; China Merchants bank e Sinosure. «È difficile fare export alla vecchia maniera, si è passati ad una fase più complessa dei rapporti tra i due paesi, servono joint-venture produttive», spiega Castellano, che ha come obiettivo anche una ex-im bank in Italia, come esiste già in altri 28 paesi.«Sembra che i cinesi – ha aggiunto l’ad di Sace – abbiano più voglia di mercato degli europei, ho avuto incontri con investitori istituzionali interessati a forme di investimento sul mercato dei capitali». L’internazionalizzazione finanziaria non è esente da rischi, hanno sottolineato Pierfrancesco Gaggi, responsabile servizio internazionale dell’Abi, e Giuseppe Parigi, che ha lo stesso ruolo in Banca d’Italia. Gaggi si augura che le autorità monetarie cinese governino l’avvicinamento finanziario in modo saggio come è accaduto per quello commerciale; Parigi auspica una collaborazione tra autorità suvigilanza e regole.