Se arriverà il «qe» della Bce lo spread potrebbe continuare a ridursi e non è da escludere – a detta di molti analisti – che scenda sotto i 100 punti base. Va peraltro detto che il calo dei titoli di Stato riflette sia le aspettative su una nuova iniezione monetaria da parte della Bce ma anche i timori che anche nel 2015 l’inflazione dell’Eurozona resti profondamente lontana dall’obiettivo «inferiore ma vicino al 2%» dell’istituto di Francoforte. E questo anche alla luce del fatto che l’economia reale dell’Eurozona continua a dare segnali di stanchezza, a fronti dei forti (e irrisolti) squilibri di bilancia dei pagamenti tra Nord e Sud. L’ultimo dato debole è arrivato ieri: l’indice finale composito Markit Pmi della produzione ha segnato 51,1 punti a novembre, in calo rispetto a 52,1 di ottobre e indebolito rispetto alla precedente stima flash di 51,4. Non si può poi omettere dal discorso l’andamento del petrolio, il cui ribasso da giugno del 40% comporterà per i principali Paesi europei un ulteriore spinta deflativa (la cosiddetta “deflazione importata). Il che accentuerebbe le pressioni verso politiche espansive da parte della Bce. Anche per questo motivo il clima è tornato positivo anche sulle Borse. Piazza Affari ha chiuso con un rialzo dell’1%. Meglio ha fatto Madrid (+1,4%) mentre Francoforte e Parigi hanno registrato variazioni positive più moderate. Nel listino milanese, la migliore blue chip è Fca, che ha raggiunto quota 10,98 euro (+4,5%) segnando un nuovo massimo storico all’indomani della diffusione dei dati sulle immatricolazioni di Chrysler in America. Bene anche Finmeccanica (+2%), mai così in alto dal 2011. Buon andamento di alcuni titoli bancari, in particolare le popolari: Bpm (+2,69%), Banco Popolare (+2,61%) e Bper (+2,59%), in attesa del 2015, che potrebbe essere l’anno decisivo per la riforma della governance di questi istituti di credito. Di segno opposto Banca Mps (-1,73%).
Il BTp scende sotto il 2% in attesa di Draghi
Se arriverà il «qe» della Bce lo spread potrebbe continuare a ridursi e non è da escludere – a detta di molti analisti – che scenda sotto i 100 punti base. Va peraltro detto che il calo dei titoli di Stato riflette sia le aspettative su una nuova iniezione monetaria da parte della Bce ma anche i timori che anche nel 2015 l’inflazione dell’Eurozona resti profondamente lontana dall’obiettivo «inferiore ma vicino al 2%» dell’istituto di Francoforte. E questo anche alla luce del fatto che l’economia reale dell’Eurozona continua a dare segnali di stanchezza, a fronti dei forti (e irrisolti) squilibri di bilancia dei pagamenti tra Nord e Sud. L’ultimo dato debole è arrivato ieri: l’indice finale composito Markit Pmi della produzione ha segnato 51,1 punti a novembre, in calo rispetto a 52,1 di ottobre e indebolito rispetto alla precedente stima flash di 51,4. Non si può poi omettere dal discorso l’andamento del petrolio, il cui ribasso da giugno del 40% comporterà per i principali Paesi europei un ulteriore spinta deflativa (la cosiddetta “deflazione importata). Il che accentuerebbe le pressioni verso politiche espansive da parte della Bce. Anche per questo motivo il clima è tornato positivo anche sulle Borse. Piazza Affari ha chiuso con un rialzo dell’1%. Meglio ha fatto Madrid (+1,4%) mentre Francoforte e Parigi hanno registrato variazioni positive più moderate. Nel listino milanese, la migliore blue chip è Fca, che ha raggiunto quota 10,98 euro (+4,5%) segnando un nuovo massimo storico all’indomani della diffusione dei dati sulle immatricolazioni di Chrysler in America. Bene anche Finmeccanica (+2%), mai così in alto dal 2011. Buon andamento di alcuni titoli bancari, in particolare le popolari: Bpm (+2,69%), Banco Popolare (+2,61%) e Bper (+2,59%), in attesa del 2015, che potrebbe essere l’anno decisivo per la riforma della governance di questi istituti di credito. Di segno opposto Banca Mps (-1,73%).