BARI.
Due alternative: si volerà low cost anche con Alitalia, e con le altre compagnie “grandi”. Oppure si rischia di non volare più low cost. Nei cieli italiani da qualche settimana è in corso una guerra tra la nostra compagnia di bandiera e Ryanair che rischia di cambiare molte delle abitudini dei viaggiatori europei. Tutto parte da Bari dove Alitalia, in seguito a una sentenza del Tar, è riuscita ad affermare un principio: non è più possibile assegnare fondi «per il turismo» alla compagnia irlandese senza gara d’appalto. «Se ci sono soldi pubblici, vogliamo essere presi in considerazione anche noi: grazie ai finanziamenti pubblici, che da soli garantiscono il break even point del collegamento, è possibile, infatti, pensare a prezzi particolarmente vantaggiosi» hanno sostenuto gli uomini del presidente Luca Cordero di Montezemolo che ha avviato l’offensiva giudiziaria.
Tutto parte da una consolidata abitudine di Ryanair: per portare i voli, in particolare negli scali minori, la compagnia irlandese chiede un finanziamento agli enti locali, siano essi le società che gestiscono gli aeroporti o direttamente Comuni e Regioni.
Il finanziamento non avviene in maniera diretta, ma transita tramite una società, l’Ams, che gestisce in esclusiva la pubblicità sul sito Ryanair. Sulla carta, quindi, i soldi pubblici finiscono a Ams che, in cambio, dovrebbe offrire banner che pubblicizzano i vari territori sul portale della compagnia aerea. Sulla carta: perché, secondo la Guardia di Finanza, in realtà si tratterebbe di un artificio per fare arrivare direttamente i soldi alla Ryanair, senza passare appunto dalle gare d’appalto. Su questo sta lavorando la procura di Bari, quella di Lamezia Terme, si sono mossi in Sicilia e in Sardegna, perché ovunque viene utilizzato lo stesso sistema. Sul caso era intervenuta anche l’Unione europea che aveva censurato la pratica, individuandola come possibile aiuto di Stato. Tant’è che i soldi che ora vengono stanziati sono quelli destinati alla “promozione turistica”. «Ma deve essere fatta la gara pubblica per assegnarli » spiega ora il Tar di Bari, che ha accolto il ricorso di Alitalia permettendo alla società di acquisire i contratti in essere tra Ryanair eAeroporti di Puglia. Una sentenza che ha fatto già giurisprudenza: è di lunedì la notizia che lo stesso hanno sostenuto i giudici amministrativi di Cagliari, accogliendo un secondo ricorso di Alitalia. Inevitabilmente ci sarà ora un effetto a catena. Che sta facendo preoccupare, non poco, operatori turistici e viaggiatori che hanno lanciato petizioni sui social network e scritto ai vari organi politici: senza finanziamenti la low cost non avrebbe più interesse a coprire linee con aeroporti minori. «Perdere i voli di Ryanair significa dare un colpo durissimo alla possibilità di viaggiare a bassi costi» dicono dalla Sicilia alla Sardegna. Un problema che si è posto, per primo, il presidente della regione Puglia, Michele Emiliano, che si è rifiutato, per il momento, di pagare la tranche (13,8 milioni di euro all’anno per cinque anni) dovuta a Ryanair in seguito a una proroga del contratto (senza gara) voluta dalla precedente giunta. «Nessuno vuole perdere i voli low cost, che hanno permesso alla Puglia di essere una delle mete più frequentate in Europa – ha detto il Governatore – ma bisogna fare le cose in regola ». Anche perché dagli atti d’indagine è emersa una strana circostanza: Aeroporti di Puglia aveva sostenuto di aver chiesto la partecipazione di una dozzina di compagnie ricevendo una risposta solo da Ryanair. «Ma il contratto – scrivono i magistrati – è stato prorogato a ottobre del 2014 mentre le lettere agli altri soggetti sono state inviate ad aprile 2015…».