GLI anni d’oro della Costa Smeralda — pagata 25mila dollari nel ‘58 e trasformata dall’autorità spirituale degli ismailiti nella Mecca del jet set mediterraneo — sono un ricordo del passato. Lele Mora e i tronisti hanno preso il posto dell’avvocato Agnelli e di Audrey Hepburn in Piazzetta e le chiavi di Porto Cervo sono finite nelle tasche degli emiri del Qatar.
Stessa sorte è toccata alla collezione di hotel cinque stelle del Principe. Che dopo essersi regalato gioielli come il Danieli di Venezia e il Maurice di Parigi, si è visto sfilare per pochi spiccioli
il giocattolo dalla Sheraton. Adesso però siamo al gran finale. E l’onda lunga della crisi rischia di travolgere Meridiana, l’ultimo cordone ombelicale che lega ancora l’Aga Khan all’Italia.
Lui, come tradizione, non ha badato a spese, investendo 400 milioni per tenere in piedi la seconda compagnia tricolore. Ma non è bastato. I conti non tornano più. Gli aerei di sua altezza non pagano i debiti (145 milioni, molti scaduti). Gli Aeroporti di Roma, senza troppo rispetto per il socio a sangue blu, hanno sequestrato cinque jet per farsi pagare gli arretrati. E l’Enac, piove sempre sul bagnato, ha revocato a Meridiana la licenza di volo, rilasciandone una temporanea da rinnovare ogni mese.
Come si è arrivati a questo punto? Il Principe, detto con rispetto, ci ha messo del suo. Ha fatto saltare due anni fa — a un passo dai fiori d’arancio — le nozze riparatrici con Alitalia. Ha pilotato due acquisizioni, Eurofly e Air Italy, che si sono rivelate un boomerang e ha cambiato quattro ad — si sa come sono volubili i reali — in pochi anni. Oggi siamo al redde rationem. Le perdite, 56 milioni in nove mesi, si sono mangiate il capitale. L’ultimo ad, Giuseppe Gentile che è pure azionista al 26%, vorrebbe mandare la compagnia in concordato preventivo. L’Aga Khan non è d’accordo. Ed è in rotta con Gentile cui, peraltro, ha principescamente garantito una buonuscita da 25 milioni.
Come finirà? In Sardegna sperano in un salvagente — improbabile secondo fonti attendibili — della Qatar Airways, la linea aerea degli Al Thani che già spadroneggiano a Porto Cervo. Qualcuno parla di abboccamenti con Alitalia. Allo stato, l’unica certezza è che all’Aga Khan toccherà un’altra volta, lui spera sia l’ultima, metter mano al portafoglio, versando altri 100 milioni nelle casse del gruppo e liquidando Gentile con il suo paracadute d’oro. I soldi, giusto per tranquillizzare i suoi correligiosi, non sono un problema. Il Principe, è vero, ha cancellato dai precetti ismailiti la storica pesata d’oro con cui venivano “remunerati” i sovrani all’atto dell’incoronazione. Il suo patrimonio però, secondo Forbes, è ancora a quota 800 milioni e in portafoglio ci sono cinque compagnie aeree in Africa e il maggior impianto idroelettrico (fresco di inaugurazione in Uganda) del continente nero. Ma lui, dice chi lo conosce bene, ha lasciato un pezzo del cuore nelle acque turchesi della Sardegna. E ben difficilmente darà l’addio all’isola lasciando in ricordo il crac della sua compagnia.
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La Repubblica
16/01/13
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