«La cessione di Bim è l’ultima delle tappe più significative del piano di rafforzamento patrimoniale varato a novembre 2013. Con questo passaggio il nostro Cet1 è ora ben oltre la soglia di sicurezza stabilita dalla Bce». Con queste parole, lo scorso agosto, il presidente di Veneto Banca Francesco Favotto salutava l’accordo con una cordata di imprenditori piemontesi per cedere il 51% di Banca Intermobiliare a 289 milioni. Ma la vigilanza di Francoforte s’è messa di mezzo, con un progetto di decisione negativa. Non è una bocciatura, ma potrebbe diventarlo: con l’effetto di riportare il patrimonio dell’istituto di Montebelluna sotto le richieste dell’Eurotower. Il processo di valutazione prudenziale (Srep) aveva infatti stabilito, a febbraio, un patrimonio Cet1 adeguato per i veneti al 10%, sopra il 9,6% con cui l’istituto ha chiuso il 2014 (dopo avere superato di poco i test della vigilanza unica). E la cessione di Bim, vista produrre benefici patrimoniali di circa 50 punti base, era il cardine per rientrare nei parametri. La notizia ha provocato un brusco calo per Bim a Piazza Affari: dopo l’asta di liquidità il titolo ha chiuso in calo del 13,6% a 3,02 euro.
Sulla cessione, che prevede il successivo lancio di un’Opa obbligatoria su Bim, la vigilanza ha comunicato alla cordata «il progetto di decisione di diniego della richiesta autorizzazione che intenderebbe adottare, concedendo la facoltà di presentare osservazioni entro il 19 giugno in merito a fatti e addebiti », si legge in una nota. In tre giorni i compratori dovranno «valutare le argomentazioni svolte a supporto di quanto notificato dalla Bce e attivarsi per difendere i propri diritti».
Secondo fonti di mercato ritenute attendibili i dubbi di Francoforte riguarderebbero i primi tre criteri dell’art. 23 della direttiva Crd IV (quello che autorizza i compratori di banche). E sono nell’ordine «reputazione dell’acquirente», «reputazione, professionalità ed esperienza del management dell’istituzione rilevata», «solidità finanziaria dell’acquirente. Anche il dettaglio che 60 milioni della transazione fossero corrisposti in azioni Veneto Banca non quotate avrebbe sollevato critiche all’Eutotower.
La cordata di compratori è imperniata su Pietro D’Aguì, vice presidente e storico socio di Bim, e nel futuro schema detentore del 10%. Accanto a lui i due fondi Duet Bim sa (10,5%) e SerendiEquity Bim ( 10,4%), la famiglia Giovannone con l’8,6%, i Segre con il 5%, e con quote del 2% Luca Montezemolo e la Romed di Carlo De Benedetti. Veneto Banca comprò Bim da Danilo Coppola nel 2010.