Ma il governo ha anche stanziato con la legge di bilancio risorse che ora devono essere rapidamente messe a disposizione: 33 miliardi da spendere in 15 anni ma da programmare subito per partire rapidamente. A queste vanno aggiunte le risorse che sarà possibile recuperare con l’emissione di titoli di Stato green, pure previsti dalla legge di bilancio: obbligazioni verdi per finanziare investimenti per il contrasto al cambiamento climatico e la protezione dell’ambiente. Una massa enorme di interventi attuativi su cui si misurerà la concretezza del piano di governo.
Ma quali sono i capisaldi finanziari di questo piano? Si lavora già ai criteri per assegnare le risorse del fondo per gli investimenti green su cui transiteranno 20,8 miliardi fino al 2034. È il cuore del piano di investimenti, rafforzato in legge di bilancio dalla possibilità (per ampliare i contributi e anche anticiparli nel tempo) di stipulare accordi con Bei, Cdp e sistema bancario. Le priorità del “fondone” – che saranno definite con «uno o più Dpcm» su proposta del Mef e dei ministeri competenti – saranno economia circolare, decarbonizzazione, riduzione delle emissioni, risparmio energetico, sostenibilità ambientale e «programmi di investimento per progetti di carattere innovativo». Bisogna aggiungere che questo “fondone” è il terzo della serie dopo i due per le infrastrutture delle amministrazioni centrali e delle amministrazioni locali creati dai governi Renzi e Gentiloni e ora orientati – dal Conte 2 – a politiche infrastrutturali sosteinibili.
Le risorse per il Green new deal non finiscono, però, con il fondone. I comuni avranno una dotazione di 400 milioni l’anno dal 2025 al 2034 (totale 4 miliardi) facilmente spendibili con il “modello spagnolo” per opere di edilizia pubblica, inclusi manutenzione e sicurezza ed efficientamento energetico, manutenzione della rete viaria, dissesto idrogeologico, prevenzione del rischio sismico e valorizzazione. Gli enti locali, nel periodo 2020-2034, disporranno anche di tre miliardi per interventi di messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico, di messa in sicurezza ed efficientamento energetico delle scuole, degli edifici pubblici e del patrimonio comunale, nonché per investimenti di messa in sicurezza di strade.
Ci sono poi i contributi alle regioni a statuto ordinario per investimenti volti alla realizzazione di opere per la messa in sicurezza degli edifici e del territorio, per interventi in viabilità, per lo sviluppo di sistemi di trasporto pubblico ecologici, per la rigenerazione urbana e la riconversione energetica verso fonti rinnovabili, per le infrastrutture sociali e le bonifiche ambientali dei siti inquinati. Qui parliamo di circa 5miliardi e mezzo nel periodo 2021-2034 che pure vanno pianificati identificando un filo rosso per non disperdere e frammentare le risorse in un’azione a basso effetto.
Altri 462 milioni (33 milioni l’anno dal 2020 al 2023 e 66 milioni di euro dal 2024 al 2028) serviranno a finanziare la partecipazione italiana alla ricostituzione del «Green Climate Fund».
Entro il prossimo anno, sarà inoltre istituita presso il Ministero dell’Ambiente una Commissione per lo studio e l’elaborazione di proposte per la transizione ecologica e per la riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi, le cosiddette tax expenditure ambientali.
Fondi anche per la progettazione (preliminare e definitiva) degli interventi di bonifica di beni contaminati da amianto: 4 milioni di euro aggiuntivi per ciascuno degli anni 2020, 2021 e 2022 ed estensione anche agli interventi di bonifica delle navi militari. I comuni dovranno convertire almeno il 50 per cento dei loro mezzi di servizio con veicoli alimentati ad energia elettrica, ibrida o a idrogeno.