09.01.2020

Gratuito patrocinio da 429 €

  • Italia Oggi

La parcella media di un avvocato in regime di gratuito patrocinio nel civile è pari a 429,81 euro al netto di Iva e contributi previdenziali. Nel penale si arriva a 798 euro. In totale, lo stato ha speso nel 2018 più di 282 milioni di euro per il gratuito patrocinio, con un aumento medio annuo che si aggira intorno ai 20 milioni di euro. È quanto emerge dalla relazione biennale sull’applicazione della normativa in materia di patrocinio dello stato, riferita ai procedimenti civili e penali, realizzata dal ministero della giustizia. 
Dalla relazione emerge che lo stanziamento complessivo per il 2018 per le parcelle nei processi civili e penali è stato di 282 milioni di euro. Nel civile, l’importo liquidato è stato di 109 milioni, mente nel penale si è arrivati a 173 milioni. «Detti importi però devono tenere conto che l’Iva è solo una partita di giro che rientra allo Stato e quindi agli avvocati arrivano solo 231.757.047 €, comunque al lordo della Cassa di previdenza, pari all’effettivo costo per lo stato», spiega Alberto Vigani, responsabile ufficio legislativo del Movimento forense e già coordinatore della commissione dell’Organismo unitario dell’avvocatura sul patrocinio a spese dello stato. «Il che significa che nel civile l’ammontare dei costi effettivi è stato di 89 milioni di euro per 199.868 richiedenti ammessi, mentre nel penale sono pari ad 142 milioni di euro per 171.314 richiedenti ammessi; il tutto sempre al lordo del 4% di cassa di previdenza. Facendo un rapido calcolo», continua Vigani, «emerge che la parcella media singola nel settore civile e nel settore penale vale rispettivamente 546,40 € e 1.012,96 € al lordo di Iva». Eliminando dal calcolo quanto ritorna come imposta indiretta allo Stato, abbiamo che la parcella civile media è pari a 447,54 €, mentre la parcella media penale è pari a 830,33 €. Questi sono gli importi con i quali si paga un avvocato in regime di patrocinio a spese dello stato per un intero processo medio civile e penale. «Se poi scorporiamo questi importi della Cassa di previdenza», prosegue Vigani, «vediamo che per un processo civile arrivano in tasca al procuratore solo 429,81 €, mentre per un processo penale arrivano in tasca al procuratore 798,08 €, comunque da assoggettare poi ad Irpef, una volta dedotte le spese. Siamo passati nel penale da 733 € del 2009 (diminuiti a 602 € nel 2013) agli odierni 798 €, senza che vi sia alcuna proporzione al valore e all’importanza dell’attività svolta e nemmeno alcun effettivo adeguamento al costo della vita. Un intero processo civile», conclude l’avvocato, «viene remunerato con quanto serve per comprare una lavatrice».
Analizzando i numeri relativi al processo civile, emerge che negli ultimi due anni sono decisamente calate le domande respinte. Nel 2016, le domande dichiarate inammissibili sono state infatti 9.087; nel 2017 si è arrivati a 5.453 e nel 2018 a 5.114. «In particolare», si legge nella relazione, «nel 2018 il numero delle domande dichiarate inammissibili presentate dagli italiani è più o meno pari a quello presentato dagli stranieri (2.262 a fronte di 2.852 domande), laddove nel 2016 le domande presentate dagli stranieri e dichiarate inammissibili erano il triplo di quelle presentate dagli italiani (6.175 a fronte di 2.912 domande).

In generale, le domande presentate dagli stranieri rappresentano circa il 60% del totale in entrambi gli anni». Per quanto riguarda il penale, il numero degli stranieri è cresciuto costantemente negli ultimi 25 anni (nel 1995 gli stranieri richiedenti erano 3.335, mentre nel 2018 sono stati 44.527.

L’incidenza del numero degli stranieri sul totale, però, ha avuto un andamento non omogeneo, visto che nel 1995 rappresentavano il 20,1% dei richiedenti, nel 1999 il 9% e nel 2018 si è arrivati al 22,4%). Dei 44.527 richiedenti stranieri del 2018, il 93,3% è risultato maggiorenne.