Dragasakis è vice premier con delega all’economia. Sarà il ministro delle spese. Ex tesserato comunista ha ipotizzato un’inchiesta penale su chi ha firmato gli accordi con la troika. È stato il suo braccio destro, Euclid Tsakalotos, ad aprire ieri le ostilità : «Nessuno può pensare che potremo pagare tutto quel debito. È impossibile». Immediata la replica da Berlino dove la cancelliera Angela Merkel ha ribadito il «nein» ad altri sconti sul debito di Atene. «Non hanno risarcimenti sino al 2020 — ha ricordato — e i tassi sono già bassissimi».
L’altro Giovanni, Varoufakis, ha una personalità scoppiettante. Ieri si è presentato al giuramento (laico) con un chiodo alla Fonzie e la camicia fuori dai pantaloni. Sul suo blog aveva appena scritto: «Mi suggeriscono di chiudere questa pagina, ma non ci penso nemmeno». Fresco ministro, tra le bianche colonne neoclassiche del palazzo presidenziale, Varoufakis è stato assediato dai giornalisti. Cosa dirà domani al capo dell’Eurogruppo? «Niente». Come niente? «Domani niente, perché lo vedrò venerdì». Poi alle telecamere italiane di Sky: «L’euro deve essere riformato. Non è stato pensato per sostenere una grave crisi finanziaria. Il risultato è che anche l’Italia sta soffrendo non solo per via della crisi». Quindi al Corriere della Ser a. Preoccupato? «Solo di diventare un politico, per questo ho in tasca la lettera di dimissioni».
«Marxista libertario», «economista per caso», Varoufakis è originale anche nel vezzo di togliere una «n» e cambiare il nome da Yannis a Yanis. Professore di economia in Texas era già stato consigliere di governo all’epoca della crisi, ma aveva lasciato l’incarico in contrasto con la decisione di indebitarsi invece di fallire. E’ suo il copyright di alcune delle critiche più dure all’austerità . Da tortura («waterboarding fiscale») a «anche un bambino capisce che le condizioni imposte — dalla troika, ndr — sono criminali». Per lui, che ha firmato libri anche con il keynesiano Usa James Galbraith, «l’Europa ha perso la sua anima» e il nuovo governo greco «è l’ultima possibilità che resta» per ritrovarla.
Nell’esecutivo di Alexis Tsipras, professori, «scravattati», blogger, tutti contestano le politiche dominanti sin qui in Europa e sono pronti a restare spesso in minoranza. Ieri il primo esempio quando a Bruxelles l’invito a nuove sanzioni alla Russia per l’emergenza ucraina non ha avuto l’assenso greco. «Atene avrà modo di spiegare la sua posizione» dice una nota imbarazzata del Consiglio europeo.
A rovinare l’immagine da sinistra integrale dell’esecutivo c’è l’assenza di donne. Solo una manciata di sottosegretarie. Anche nella nuova Grecia dei contro corrente per il femminismo bisognerà attendere.