ROMA.
Il governo sarebbe intenzionato a forzare la mano sul deficit- Pil del prossimo anno, portando il rapporto dal 2,2 al 2,4% senza attendere la decisione di Bruxelles sulla flessibilità consentita dalla clausola migranti, attesa per la primavera. L’iniziativa, filtrata ieri da fonti parlamentari, consentirebbe all’esecutivo di utilizzare subito 3,2 miliardi (pari allo 0,2% di Pil) da destinare all’iniziativa sicurezza-cultura annunciata da Renzi dopo l’attentato di Parigi. Il ministro dell’Economia, Padoan, tuttavia frena: è una delle ipotesi intorno alle quali si sta ragionando – spiegano fonti del ministero – e probabilmente non è quella che sarà adottata. Non è nostra intenzione violare le regole europee e la legge di bilancio. Si sta tuttavia studiando una norma che tenga conto delle esigenze di sicurezza, aggiungono le fonti.
Il pacchetto, di circa 2 miliardi, tra sicurezza e cultura, in arrivo come emendamento in settimana, prevederebbe aumenti per le forze di polizia, sicurezza informatica, il bonus da 500 euro per i diciottenni e 500 milioni per il recupero delle periferie. Il governo aveva già deciso di non utilizzare le risorse liberate dallo sconto-migranti per anticipare il taglio dell’Ires. La mossa dell’Italia arriva dopo che sul tavolo di Bruxelles il nostro Paese ha posto richieste per quattro clausole di flessibilità: 0,3% per gli investimenti, lo 0,1% per le riforme, lo 0,2% per circostanze eccezionali ovvero i migranti cui si è associata l’emergenza terrorismo. L’operazione consentirebbe al deficit di salire dall’1,8% previsto dal vecchio Def al 2,2% e, con la flessibilità «migranti», al 2,4%. La mossa, sempre che si trovi una composizione tra l’idea coltivata nel governo e le perplessità di Padoan, dovrà tuttavia essere oggetto di vaglio da parte di Bruxelles, dove nei giorni scorsi il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem aveva già definito «troppe» le richieste dall’Italia.
Notizie a luci e ombre giungono anche sul fronte della previdenza. Padoan, ieri a Bruxelles, ha osservato che da un rapporto della Commissione europea «emerge che il sistema italiano è tra i più solidi d’Europa». Il ministro dell’Economia ha ammesso tuttavia che l’indice di sostenibilità fa «schizzare l’Italia in una zona a rischio più elevato di prima». La questione dipende da un «vecchio problema», cioè la sottovalutazione da parte di Bruxelles delle nostre potenzialità di crescita sulla base di una metodologia «imprecisa e contraddittoria».
Infine il pacchetto Sud: si andrebbe verso un credito d’imposta diviso in tre fasce: lo sconto investimenti sarebbe del 20% per le piccole imprese, 15% per le medie e 10% per le grandi.