11.11.2011

Gli Ordini bocciano le misure

  • Italia Oggi

di Gabriele Ventura 

Ordini contro le novità in materia di professioni contenute nel maxiemendamento al ddl stabilità. E in particolare non piace l'abolizione di qualsiasi riferimento alle tariffe professionali, la disciplina delle società tra professionisti e il passaggio dove si prevede che tutto ciò che non viene riformato è abrogato.

Dura la critica del Consiglio nazionale forense: «Se questo è il massimo che il governo poteva fare, per l'Avvocatura non è ancora sufficiente». «In materia di ordini professionali, il governo ha peggiorato ulteriormente la previsione in materia di società tra professionisti», si legge nella nota diramata dal Cnf, «sono infatti confermati i soci di capitale che possono anche essere di maggioranza. Il libero professionista perderà così autonomia e indipendenza dalla forza del grande capitale, e il cittadino non avrà più tutela nei confronti dei detentori di tale capitale. Così un altro passo teso ad assecondare i poteri economici forti verrebbe compiuto». «Il Cnf», prosegue la nota, «non può che confermare la propria serrata critica al testo del maxiemendamento, che mortifica le professioni nel poco decoroso tentativo di scaricare sulle stesse le straordinarie e gravissime responsabilità della politica, della grande impresa, cresciuta ad assistenzialismo pubblico, della finanza senza regole». «Spetta ora al Parlamento tutto operare uno scatto di dignità», conclude la nota, «che porti a ripensare quelle norme ancora presenti contrarie a ogni principio di civiltà giuridica e dimostrare di essere autonomo da quei poteri forti che vogliono piegare alla ricerca del profitto la tutela dei diritti inviolabili dei cittadini e devono per questo privare di dignità e decoro le libere professioni, prima di tutte quella di avvocato». Maggiori aperture da parte del presidente del Pat, l'Associazione delle professioni dell'area tecnica, Giuseppe Jogna (periti industriali), che critica l'eliminazione di qualsiasi riferimento in termini di tariffe ma apprezza l'introduzione delle società tra professionisti. «Deve esistere un metodo per valutare il lavoro professionale», spiega Jogna, «la liberalizzazione totale delle tariffe professionali potrebbe anche andarci bene se in Italia ci fossero degli standard di qualità ben precisi per definire le prestazioni. Non esistendo però un riferimento di qualità minima, questa previsione metterà in crisi il sistema, sempre che le categorie tecniche non decidano di costruirsi da sole degli standard minimi». «Bene invece l'introduzione delle società tra professionisti», prosegue Jogna, «e ben venga anche la delega al governo per la riforma del comparto, da realizzare entro 12 mesi. Non è chiaro però il passaggio dove si afferma che tutto ciò che non è riformato è abrogato. E in particolare se gli ordini debbano recepire solo i principi indicati dalla manovra di Ferragosto o si possa attuare un'interpretazione più ampia, dato che l'ordinamento professionale è composto da 50 articoli e non solo da cinque o sei principi».