11.03.2016

Giudici tributari alla riforma

  • Italia Oggi

Lo scandalo delle commissioni tributarie a Roma innesca la riforma della giustizia tributaria. Mentre i professionisti sono pronti a costituirsi parte civile e i magistrati spiegano che non bisogna fare di tutta l’erba un fascio.

«Oggi (ieri, ndr) ho intenzione di scrivere una lettera al ministro dell’economia e delle finanze Pier Carlo Padoan per costruire un tavolo di confronto sulla giustizia tributaria», ha annunciato ieri il ministro della Giustizia Andrea Orlando. «Come è noto la giustizia tributaria è di competenza del ministero dell’economia e delle finanze ma ha una forte ricaduta negativa sul funzionamento della Cassazione perché in ultima istanza tutti i provvedimenti vengono impugnati davanti ad essa: è proprio questa una delle cause della fatica che fanno le sezioni civili della Cassazione a smaltire i contenziosi».

Il ministro Orlando ha spiegato che «gli obiettivi sono quelli di dare una qualificazione alla magistratura tributaria e una stabilità che ricalchi un po’ l’impianto che abbiamo cercato di dare alla magistratura ordinaria, quello per noi può essere un modello.
Questo è il nostro punto di vista, poi sentiremo il ministero dell’economia». Quanto ai contenuti, il ministro non si sbilancia, rispettoso delle competenze del collega Padoan: «Io non mi permetto di dire quali sono le linee guida, ma mentre abbiamo dato un ordine alla magistratura onoraria, penso che forse è il caso di agganciare un ragionamento analogo anche per la magistratura tributaria».

Sempre ieri il Consiglio nazionale dei commercialisti ha reso noto che si costituirà parte civile nei processi per le sentenze «pilotate» contro i propri iscritti coinvolti nell’inchiesta di Roma (si veda ItaliaOggi di ieri). Ad annunciarlo è stato il presidente del Cndcec, Gerardo Longobardi, secondo cui «gli oltre 116 mila professionisti qualificati e competenti iscritti ai nostri albi, tutti i giorni al servizio di cittadini, imprese e istituzioni, non meritano di veder sfregiata la loro credibilità umana e professionale dai comportamenti sbagliati di poche mese marce».

E dopo la presa di distanza dell’Agenzia delle entrate nei confronti dei tre ex funzionari raggiunti dalle misure cautelari nell’operazione «Pactum sceleris», anche dal mondo della giustizia tributaria arrivano i distinguo. Il Cpgt, organo di autogoverno della giustizia fiscale, fa sapere che per il giudice della Ctp Roma ancora in servizio (gli altri due magistrati coinvolti si erano dimessi dal 2014) il procedimento disciplinare di sospensione sarà avviato non appena la procura di Roma trasmetterà il fascicolo.

Anche l’Associazione magistrati tributari chiede di non fare di tutta l’erba un fascio. «Il susseguirsi di tali fatti è suscettibile di far insorgere nella pubblica opinione la convinzione dell’esistenza di una vera e propria emergenza morale nella giustizia tributaria», aggiunte Ennio Attilio Sepe, presidente Amt, «la nostra preoccupazione è che vengano assunte iniziative legislative di urgenza che possano penalizzare soprattutto la componente laica della magistratura tributaria, assolutamente insostituibile».

«In una struttura giudiziaria, la vigilanza non può essere disgiunta dalla partecipazione e dalla presenza nelle camere di consiglio», affermano Mario Cicala e Antonio Genise, presidente e segretario generale dell’Unione giudici tributari, «perciò il potenziamento del controllo richiede presidenti di sezione e di commissione a tempo pieno che costituiscano una garanzia ed un sostegno per i molti giudici tributari che svolgono con professionalità e impegno un faticoso lavoro e un deterrente per casi di opacità o peggio di vero e proprio favoritismo corruttivo».

Enrico Zanetti, viceministro dell’economia e segretario politico di Scelta civica, ricorda che «ogni volta che si riforma il fisco si pensa sempre e soltanto all’accertamento e alla riscossione. Noi di Sc abbiamo già consegnato al governo nei mesi scorsi un disegno di legge di vera e radicale riforma della giustizia tributaria». Chiedono una riorganizzazione del sistema anche i deputati del Movimento 5 Stelle: «Cricche, conflitti di interessi, relazioni professionali incestuose. È facile in Italia mettersi d’accordo alle spalle dei cittadini onesti e del fisco», evidenzia una nota del M5S, «serve subito una riforma delle commissioni tributarie con l’istituzione di magistrati di ruolo specializzati».