I bassi tassi di interesse e i «programmati minori profitti di realizzo» incidono sui conti di Generali, che nei nove mesi registra un utile netto di 1,6 miliardi, -5,9% sullo scorso anno. I premi complessivi sono 52,1 miliardi (-2,8%), con un segno positivo nei rami Danni (+1,5%) e un calo nel Vita (-4,5%). Il combined ratio è migliorato al 92,4%. Per il gruppo guidato da Philippe Donnet i risultati sono determinati da una gestione in linea con la strategia di preservare la futura redditività. Il risultato operativo va oltre i 3,6 miliardi (-5,6%), con un terzo trimestre in ripresa (+7,3%), con un utile netto trimestrale cresciuto del 6,4%. Il direttore generale e cfo del gruppo, Alberto Minali, ha confermato che «la redditività operativa annualizzata» (12,7%) «riflette il rallentamento registrato nell’ultimo trimestre del 2015», ma «sarà a fine anno in linea con i target di piano» di oltre il 13%. L’obiettivo finale è di 5 miliardi di dividendi cumulati al 2018. Circa gli asset, Minali pur non confermando la cifra di 400 milioni, ha detto che il gruppo ha in pancia obbligazioni subordinate di Mps. Per la cui conversione in azioni «aspetta di capire ipotesi economiche, termini e condizioni». Milani ha confermato che solo l’1% degli attivi del gruppo riguarda esposizione verso il mondo bancario, di cui il 40% in bond subordinati, e senza quote azionarie in Italia. Ieri il titolo ha chiuso invariato a 11,77 euro ma il calo da inizio anno è del 31% contro il 12% degli assicurativi europei: «Con Donnet abbiamo incontrato molti investitori e l’interesse resta molto forte. Il titolo ha un grosso dividend yield, tra i più alti del settore», ha detto Minali. «Noi dobbiamo fare meglio il mestiere degli assicuratori. Il tempo sarà galantuomo», sottolineando che hanno inciso volatilità dei mercati, Brexit, le sofferenze delle banche e i bassi livelli dei tassi.
Fabrizio Massaro