18.01.2022

Generali, in cda i primi nomi Parte la scalata al buio del patto

  • Il Sole 24 Ore

Il cda Generali, convocato per il primo pomeriggio di oggi, avrà parecchio di cui discutere. Sulla carta avrebbe dovuto affrontare solo la long list, ossia valutare il curriculum di oltre una ventina di candidati destinati a vestire i panni di futuri amministratori del Leone. Le dimissioni, rumorose, del vice presidente vicario Francesco Gaetano Caltagirone e ieri del consigliere Romolo Bardin (rappresentante di Leonardo Del Vecchio), hanno però arricchito l’ordine del giorno. La questione va affrontata e sotto una molteplicità di aspetti: innanzitutto il cda, gli indipendenti in primis, dovranno valutare se e come rispondere alle accuse mosse da Caltagirone rispetto alle “falle” indicate nella governance. Accuse ribadite ieri da Bardin, sebbene con toni diversi. Critiche che la compagnia, per ora, ha rispedito al mittente schierando il presidente Gabriele Galateri di Genola: «Voglio ribadire, anche in questa occasione, che la società ha sempre condotto la sua attività secondo criteri di assoluta trasparenza e rigorosa correttezza, nell’interesse di tutti gli stakeholder. Principi, questi, a cui confermo ci si è sempre attenuti nei rapporti con tutti i consiglieri, senza eccezione alcuna e in ogni occasione».

Ora, però, il consiglio potrebbe considerare di fare anche altro, stante la potenziale richiesta di chiarimenti di Ivass sulle dinamiche di governance. Non è tutto, l’addio dei consiglieri potrebbe comportare la necessità di rimettere mano ai membri del board. Lo statuto, infatti, prevede che in consiglio siedano almeno in 13 mentre da ieri sono 11. Difficile immaginare che il numero “regolamentare” possa essere ripristinato oggi ma è plausibile che, alla luce anche del percorso che la compagnia si appresta a compiere, ossia la scelta dei candidati al futuro cda, si decida di agire in tal senso. Nel qual caso, il board avrà ampia libertà di manovra: Bardin e Caltagirone sono stati eletti con la lista di maggioranza, ora non ci sono vincoli particolari per la scelta dei due sostituti.

Quanto alla tematica centrale, ossia la prima scrematura dei candidati per comporre poi la lista definitiva che verrà portata in assemblea, il cda rappresenterà un primo passaggio chiave. Verranno selezionati oltre una ventina di nomi e tra questi ci saranno, tra gli altri, il ceo Philippe Donnet, Galateri, Diva Moriani, Ines Mazzilli, Clemente Rebecchini, Antonella Mei-Pochtler e potenzialmente Lorenzo Pellicioli. A loro se ne aggiungeranno altri, e tra questi è possibile che verrà selezionato il presidente. Nelle ultime ore sta infatti prendendo corpo l’ipotesi di un candidato esterno.

Tutto questo mentre l’altro fronte, ossia il patto formato da Leonardo Del Vecchio, Francesco Gaetano Caltagirone e Fondazione Crt, che al momento può contare sul 16,133% delle Generali, starebbe mettendo a punto gli ultimi tasselli in vista dell’assise del 29 aprile. Il piano industriale, per il quale avrebbero ricevuto il supporto di Bain & Company, Vittorio Grilli e Fabrizio Palermo, avrà alcuni pilastri centrali (M&A, rispermio gestito, aree geografiche, IT, governance, area finanza) e verrà declinato in un’ottica di crescita della compagnia. Quanto ai candidati al board, saranno 13 nomi, che certamente vedranno in campo Caltagirone e un rappresentante di Del Vecchio (Bardin presumibilmente) e poi il nuovo tandem al vertice. A riguardo l’idea attorno a cui si starebbe ragionando sarebbe una donna presidente e un uomo del mondo assicurativo come ceo. I più accreditati, a tal proposito, sarebbero Paola Severino, Patriza Grieco, e Sergio Balbinot. Da ultimo va ricordato che l’uscita dal consiglio permette ora a Del Vecchio e Caltagirone di acquistare titoli del Leone senza particolari obblighi informativi, salvo al superamento di soglie rilevanti. Il patto, dunque, potrebbe raggiungere il 19,9% di Trieste senza essere obbligato a comunicarlo. Dunque potrebbe superare “al buio” Mediobanca che, con il prestito titoli, può contare sul 17,22% del Leone.