di Gabriele Ventura
Conto salato per l'Italia sulle rinnovabili. La politica adottata dal ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, in tema di energia pulita potrebbe infatti costare molto caro: oltre due miliardi di euro. A tanto si prevede che possa arrivare infatti la richiesta di risarcimento danni degli operatori del settore, supportati dagli studi legali, per il blocco del terzo conto energia di marzo scorso e per il varo del dm 5 maggio 2011 (pubblicato sulla GU n. 109 del 12 maggio), che fissa le nuove regole per le energie alternative.
Che però, a parere degli avvocati esperti del settore, risolvono solo in parte la situazione di incertezza creatasi a marzo scorso, e comunque affossano definitivamente lo sviluppo del fotovoltaico. Quindi, per gli investitori si prospettano due alternative: continuare a puntare sul fotovoltaico ma in altri paesi più profittevoli come Sud Africa e Stati Uniti, o restare in Italia dedicandosi ai settori in crescita, come il solare termodinamico. Fatto sta che in questo momento, secondo la fotografia scattata da AvvocatiOggi, gli studi legali sono più impegnati ad assistere gli operatori nelle cause di risarcimento danni contro lo stato e nello scioglimento dei contratti avviati e bloccati dal cambio delle regole in corsa, piuttosto che nello sviluppo di nuovi progetti, in particolare nell'ambito del fotovoltaico. A partire da Bonelli Erede Pappalardo, che ha intrapreso a marzo scorso, per conto di sette clienti, un'azione legale per violazione, da parte del governo, del Trattato sulla Carta dell'energia di Lisbona, che garantisce ai paesi firmatari la certezza del quadro normativo. Previsione che, per quanto riguarda le energie rinnovabili, è stata totalmente disattesa con il blocco del terzo conto energia, che ha cambiato le regole a tre mesi dall'entrata in vigore della norma. Un danno, per gli operatori italiani ed esteri che avevano avviato progetti in Italia, quantificabile in svariate centinaia di milioni di euro.