25.11.2013

Fonspa rinasce con una dote di 60 milioni

  • Il Corriere della Sera

A Morgan Stanley l’avventura nello storico Credito Fondiario (Fonspa) rilevato da Comit e Credit nel 2000, è costata non meno di 160 milioni di euro. Il tutto per tenere in piedi un istituto svuotato di ogni attività — mutui e cartolarizzazioni di crediti — in particolare dalla crisi del 2008. Di questi, 100 milioni sono stati immessi a copertura delle perdite dal 2007, soprattutto legate al costo dei 142 dipendenti rimasti. Gli altri 60 milioni, come rivelato dai sindacati, costituiscono invece la «dote» concessa dall’istituto americano guidato in Italia da Domenico Siniscalco per consentire il passaggio di mano della banca.
L’acquisizione
Lo scorso 31 ottobre il 100% di Fonspa è stato rilevato da una cordata composta da Tages Group e Harvest/Harvip. Tages Holding spa detiene l’85%, Harvest Investment Partners Bv il 6,75% e la controllata Harvip Investimenti spa l’8,25%. Dietro i marchi relativamente nuovi si trovano nomi blasonati della finanza italiana. A cominciare dal partner fondatore di Tages, Panfilo Tarantelli, 58 anni, già vice chairman europeo di Citi e prima numero uno in Italia di Schroders. Tarantelli ha fondato Tages nel 2011 con Sergio Ascolani e Salvatore Cordaro puntando sulla gestione di fondi nel settore degli investimenti alternativi a ritorno assoluto con 2 miliardi di dollari in gestione, e nella consulenza finanziaria a imprese, banche e assicurazioni. Di recente nel team è entrato Umberto Quadrino (ex Edison) come senior advisor.
Dall’altra parte c’è Guido Lombardo, 51 anni, socio fondatore di Harvest e presidente di Harvip, già responsabile delle attività italiane di Fortress. Harvip è specializzata nella consulenza, organizzazione, gestione e finanziamento di investimenti atipici in Italia e ha all’attivo dal 2009 operazioni di investimento per oltre 350 milioni. Dell’operazione fa parte anche un big come De Agostini, che con DeA Capital ha il 25% di Harvip Investimenti. Anche il board — in cui siedono Lombardo come amministratore delegato, Tarantelli, Vittorio Grimaldi e Mirko Briozzo (al posto di Lorenzo Guidi) — ha una presidenza importante, affidata all’ex presidente di Iri ed Enel, Piero Gnudi.
I progetti
«Vogliamo che la banca si specializzi nei crediti deteriorati, che comprendono varie tipologie che vanno dai non performing loans alle bollette non pagate — spiega Lombardo —. Fonspa opererà sia nella valutazione, nella gestione e nell’acquisto dei pacchetti, per conto proprio o per altri investitori». Potenzialmente la torta è enorme, visto che i crediti deteriorati delle banche in Italia sono più di 140 miliardi.
«L’idea di fondo del piano è mettere insieme tre competenze importanti: quella di Fonspa con esperienza pluriennale nel servicing, quella del top management nella gestione dei crediti deteriorati, quella di Tages di essere un player internazionale con importanti relazioni con fondi che investono in questo tipo di attivi. Saremmo l’unico interlocutore in Italia con queste caratteristiche e con la licenza bancaria», commenta Tarantelli.
L’obiettivo è arrivare a breakeven entro il 2016. Per farlo serve però una struttura leggera per evitare di continuare a perdere 15 milioni l’anno. Per questo motivo il primo scoglio è la questione sindacale. Gli esuberi riguardano ben 100 su 142 dipendenti, praticamente due su tre.
La trattativa è in corso ma i sindacati Fabi, Fiba, Fisac, Sinfub e Ugl non ci stanno. Spiega Lombardo: «Gli strumenti per una ristrutturazione sono quelli classici» come l’accesso anticipato al fondo pensione e l’incentivo all’esodo. «Capisco che i sindacati chiedano che restino più dipendenti nel gruppo. Ma noi siamo entrati con un piano industriale molto chiaro, che è rilanciare l’attività della banca e necessita di interventi sulla struttura organizzativa».
«Se Fonspa è in queste condizioni — replica Vittorio Saccomanna, della Fabi — lo si deve solo alla gestione inefficiente e opaca di Morgan Stanley. Ora è vergognoso che a pagare siano ancora una volta i lavoratori. Abbiamo proposto contratti di solidarietà e part time per salvare i posti di lavoro. Ma l’azienda li ha respinti».