07.01.2013

Fondazioni: c’è un’Intesa di fondo

  • Il Corriere della Sera

Per Intesa Sanpaolo, la banca con la più diffusa presenza territoriale in Italia, il 2013 sarà un anno cruciale. L’istituto presieduto da Giovanni Bazoli e guidato da Enrico Tomaso Cucchiani è atteso infatti nella prossima primavera da una doppia importantissima tornata di rinnovi nei ruoli cardine della banca e dei suoi principali stakeholder. La struttura di governance su cui poggia l’istituto ha da sempre fatto leva sulla presenza delle fondazioni originate dalle casse di risparmio che sono il dna di questa banca, traendone stabilità, visione, capacità di programmazione.
Votati e votanti
Alle maggiori fondazioni è riconducibile circa il 25 per cento del capitale di Intesa. Proprio questi organismi — le radici che traggono dalla banca le risorse da diffondere sui territori di appartenenza — sono chiamati con l’approvazione del bilancio 2012 a rinnovare le proprie strutture: è accaduto la primavera scorsa alla Compagnia di San Paolo di Torino, primo azionista di Intesa Sanpaolo con il 9,9 per cento del capitale, dove è stato eletto alla presidenza l’ex sindaco del capoluogo Sergio Chiamparino; capiterà fra pochi mesi a Padova, Bologna, Firenze e Milano. Antonio Finotti, Fabio Alberto Roversi-Monaco, Jacopo Mazzei e Giuseppe Guzzetti sono i rispettivi presidenti con mandato in scadenza. Roversi-Monaco si è già fatto da parte, gli altri sono ancora — e con diverse modalità — potenzialmente in gioco. Nella lombarda Cariplo, ad esempio, ha già preso il via la complessa macchina elettorale che prevede una concreta partecipazione democratica, da parte dei vari rappresentanti territoriali, alla individuazione del profilo dei candidati al consiglio di amministrazione e alla commissione centrale di beneficenza, tra i cui membri, in un secondo momento, verrà indicato il presidente.
Funzione insostituibile
In gioco c’è circa il 15 per cento del capitale della banca, una sotterranea ma non fittizia funzione di indirizzo e una fetta di concreto potere locale. Il tutto da intersecare con il cammino della banca vera e propria, che deve rinnovare consigli e consigliere delegato. Il tutto senza interruzioni nella sua funzione di alimentatore dell’economia nazionale, di «banca per il territorio», in taluni casi (Alitalia) di promotore e azionista. La funzione delle fondazioni — sebbene per taluni aspetti queste non abbiano ancora pienamente adempiuto alla prescrizione della legge istitutiva — è al momento insostituibile. Lo dimostra quel dato dell’Acri, l’associazione di categoria, che ha conteggiato in oltre 23 milioni di euro il contributo erogato dalla stessa Acri e dalle singole fondazioni a favore delle popolazioni dell’Emilia e del Mantovano colpite dal terremoto del maggio scorso. Scuole, ospedali ed edifici storici sono il cuore di un intervento finanziario che non ha prezzo né possibilità di replica da parte di organizzazioni che, giova ricordarlo, sono, a termine di legge, di natura del tutto privatistica.
Partita a scacchi
Intesa è retta oggi da un sistema di governance duale. Da un lato il consiglio di Sorveglianza, a cui spettano le funzioni di indirizzo, dall’altro il consiglio di Gestione, che governa l’azienda. I ruoli chiave sono tre: i presidenti dei due consigli e il consigliere delegato, rispettivamente Giovanni Bazoli, Andrea Beltratti ed Enrico Tomaso Cucchiani. Nonostante la scorsa settimana abbia compiuto 80 anni, nessuno ipotizza la sostituzione di Bazoli, l’uomo che racchiude in se la storia degli ultimi trent’anni del credito in Italia e che ha saputo costruire una banca dove prima c’erano molte casse locali. L’asse di ferro che lo lega al quasi coetaneo Guzzetti è garanzia di stabilità e di visione condivisa: difficile che la banca possa fare oggi a meno dell’uno o dell’altro, anche se non guasterebbe pensare in prospettiva al domani.
Più in bilico la posizione del professor Beltratti, natali torinesi, cattedra a Milano. Secondo taluni il suo destino si è già compiuto nei mesi scorsi, con la sostituzione in favore di Gian Maria Gros-Pietro. La partita per il rinnovo è in verità apertissima. Così come lo è per Cucchiani, che nei dodici mesi alla guida di Intesa, dove ha sostituito Corrado Passera, ha cambiato stile alla banca e anche qualche pedina importante nella scacchiera del potere interno. Rispetto a un anno fa non c’è più Marco Morelli, mentre Giuseppe Castagna è stato promosso al ruolo di direttore generale (con delega alla Banca dei Territori) al fianco di Gaetano Miccichè (corporate) e Carlo Messina (finanza).
L’insieme rumoroso di candidature, battaglie elettorali e quanto si affianca abitualmente a una tornata di nomine non deve però distrarre Intesa Sanpaolo da un anno che si annuncia decisivo anche sul fronte della partita economica. Dopo un 2012 di sacrifici e recessione è attesa in Italia la ripresa. Una banca di queste dimensioni non può sottrarsi al proprio ruolo di motore e stimolo per gran parte delle imprese italiane. Deve soprattutto, all’interno del proprio conto economico, ritrovare lo spirito più core: finora ad aggiustare i conti sono stati soprattutto gli 1,5 miliardi di utili da negoziazione.