25.06.2020

Fmi: recessione più profonda e ripresa più lenta

  • Il Sole 24 Ore

Una recessione più acuta, seguita da una ripresa più lenta: la pandemia del Covid lascia cicatrici profonde sull’economia globale e sull’occupazione, che subirà un impatto addirittura «catastrofico». L’Fmi ha aggiornato le stime di crescita per il 2020 e prevede una contrazione del Pil mondiale del 4,9% (contro il 3% stimato ad aprile). Solo la Cina potrebbe riuscire a evitare il segno meno. È la «peggiore recessione dalla Grande Depressione» degli anni 30, ribadisce la capo economista del Fondo, Gita Gopinath.

L’Fmi calcola che tra il 2020 e il 2021, l’economia globale perderà 12.500 miliardi di dollari rispetto alle proiezioni fatte a gennaio, quando per quest’anno stimava una crescita del 3,3 per cento. «La pandemia – si legge nel World economic outlook – ha avuto un impatto più negativo del previsto e si stima che la ripresa sarà più graduale». Il peggio, ribadisce il Fondo, si vedrà nel secondo trimestre: tra aprile e maggio la pandemia ha accelerato in molti Paesi, costringendo a misure di clausura più rigide. Nel 2021 il Pil globale crescerà del 5,4%, contro il 5,8% previsto ad aprile. Il commercio mondiale subirà una contrazione vicina al 12 per cento.

In questo scenario, fa eccezione la Cina, che già da aprile ha cominciato a revocare il lockdown e per la quale l’Fmi continua a scommettere su una crescita complessiva nel 2020, anche se ferma all’1%, ai minimi dagli anni 70. Robusta l’accelerazione nel 2021 (oltre l’8%). Al netto dei rischi di seconda ondata. L’Ocse, invece, prevede per la Cina una contrazione del 2,6%.

In tutti gli altri Paesi presi in considerazione dal Weo di giugno, la situazione è peggiorata. Per l’Eurozona, la contrazione è del 10,2% (seguita da un rimbalzo del 6% nel 2021): l’Italia rischia una flessione del 12,8% (+6,3% nel 2021), in linea con le ipotesi più pessimistiche di Bankitalia (-13%), che stima un -9,2% come scenario base. La Germania si prepara a un -7,8 per cento. Negli Usa, che viaggiano verso le presidenziali di novembre, la contrazione sarà dell’8%, con rimbalzo al 4,5% nel 2021. Perfino l’India, dove i contagi continuano ad allarmare, subirà una contrazione, la prima in oltre 40 anni, con Pil in calo del 4,5%.

L’impatto sull’occupazione è «catastrofico»: l’Fmi riprende i dati dell’Organizzazione mondiale del lavoro, secondo i quali il calo delle ore lavorate nel primo trimestre 2020, rispetto al quarto 2019, equivale a 130 milioni di posti a tempo pieno persi. Per il secondo trimestre 2021, ci si aspetta la perdita di oltre 300 milioni di posti equivalenti. «Il colpo è stato duro soprattutto per i lavoratori poco qualificati, che non hanno la possibilità di lavorare da casa». Con «le donne appartenenti a gruppi a basso reddito» particolarmente penalizzate. La pandemia aumenta le diseguaglianze e minaccia di invertire il trend di riduzione della povertà: «Oltre il 90% dei mercati emergenti e delle economie in via di sviluppo registrerà un calo del reddito pro capite», dice l’Fmi.

Non solo: la chiusura delle scuole in circa 150 Paesi, significa una forte «perdita di apprendimento» per 1,2 miliardi di ragazzi (circa il 70% del totale), con «effetti sproporzionatamente negativi» sulle aspettative di realizzazione economica e professionale dei bambini nei Paesi poveri.

La crisi è stata almeno in parte mitigata dalle «considerevoli contromisure» messe in atto da Governi e Banche centrali. L’Fmi calcola che sono stati annunciati interventi per circa 11mila miliardi di dollari, equamente ripartiti tra maggiore spesa pubblica e minori entrate fiscali, da un lato (5.400 miliardi), e misure a sostegno della liquidità, dall’altro. Di conseguenza, il debito pubblico raggiungerà un picco storico oltre quota 101% del Pil. «L’elevato sostegno alla liquidità in alcune economie avanzate», tra cui l’Italia (ma anche Francia, Germania, Giappone e Regno Unito) crea rischi per i conti pubblici, avvisa l’Fmi.

L’Italia, in particolare, vede il debito pubblico galoppare verso il 166% del Pil (contro il 155% stimato ad aprile e il 135 del 2019), con deficit al 12,7 per cento. La Germania, per contro, resta in sicurezza, con debito al 77% del Pil. Gli Usa si attestano al 141%, con un deficit monstre del 23,8% del Pil. I Governi dovranno limitare gli «sprechi» nella spesa pubblica, ampliare la base imponibile, combattere l’elusione e in qualche caso attuare «maggiore progressività fiscale» , ha detto Gopinath.

Nei Paesi che hanno cominciato a revocare il lockdown, l’Fmi raccomanda un ritiro «graduale» delle misure di sostegno. Dove possibile, potrebbero essere sostituite dall’espansione delle reti di protezione sociale e da investimenti “verdi”. Oltre ad affrontare in modo coordinato la pandemia, i leader politici devono risolvere le tensioni su dazi e tecnologie: tra i principali fattori di rischio, insieme ai disordini sociali diffusi, l’Fmi indica ancora una volta l’escalation tra Usa e Cina.