Per condurre in porto la sperimentazione del nuovo 730, Orlandi raccomanda a «tutti gli attori del sistema di rispettare i termini e le norme: se qualcuno cambia le regole il 29 dicembre, come spesso succede, la precompilata non la facciamo». Il nuovo modello «sarà possibile se ognuno rispetta la tempistica che gli compete, altrimenti fallisce subito — osserva —. Ciascuno deve prendersi le proprie responsabilità». In una tabella, consegnata in audizione, si stima che l’anno prossimo circa 6 milioni di contribuenti (il 30%) riceveranno dall’Agenzia i 730 precompilati e non avranno bisogno di integrazioni. Il restante 70% (circa 14 milioni) potrebbe invece intervenire sul documento, ad esempio per portare in detrazione le spese mediche, escluse nel primo anno di sperimentazione. L’obiettivo è di arrivare al 100% di dichiarazioni complete nel 2017: sarebbe «una rivoluzione copernicana — taglia corto Orlandi —. Su questo progetto mi gioco la testa».
La semplificazione non basta però a Confcommercio, che ieri ha diffuso uno studio in base al quale l’Italia è leader per la pressione fiscale tra i Paesi Ocse, raggiungendo il 53,2% sul Pil: numeri al netto del sommerso. Per questo il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, chiede «meno tasse e spesa pubblica e più riforme e lavoro per favorire la crescita». E dopo Bankitalia e il Fmi (Fondo monetario internazionale), anche l’associazione di categoria dei commercianti abbassa le stime sul Pil del Belpaese a +0,3% quest’anno, contro il +0,5% previsto a settembre. Se Sangalli paventa «una manovra a ottobre per sistemare i conti» se non ci sarà crescita, il viceministro dell’Economia, Enrico Morando, replica: «Non c’è bisogno di una manovra correttiva nel 2014. Resta comunque cruciale il nodo della revisione della spesa pubblica».