«Una bella impresa muscolosa e snella, che controlla le spese ed evita sprechi». Così Mauro Moretti definisce al Corriere la Finmeccanica di domani. Ieri a Londra l’amministratore delegato ha presentato il piano industriale 2015-2019 del gruppo, premiato dalla Borsa con un +2,38% a 9,24 euro, mentre l’indice Ftse Mib perdeva lo 0,81%. Il piano prevede risparmi e rafforzamento con la concentrazione su tre settori: difesa, aerospazio, sicurezza. E la cessione di comparti non strategici come i trasporti (Ansaldo Breda, Ansaldo Sts, BredaMenarinibus) e altre attività (Fata, impianti industriali). È una discontinuità con il passato: «Caratteristiche opposte — commenta Moretti —. Prima la logica era vendere le parti pregiate per fare cassa, stavolta non si distruggono risorse. Anche su Breda la logica è rafforzarla». Sono possibili interventi sull’organico, ma «saranno discussi con i sindacati», dice il capoazienda.
Per la controllata americana Drs sono stati individuati possibili partner «per avviare la crescita», ha dichiarato il manager a Londra, e si prevedono cessioni per 200 milioni, entro il trimestre, delle attività meno profittevoli. Sulla vendita di Ansaldo Breda (dove sembra in vantaggio Hitachi) l’accordo, secondo fonti, è previsto entro un paio di settimane. «Siamo alle battute finali», ha detto del resto agli analisti ieri Moretti, che ha rivisto al rialzo le linee guida e previsto «piccole acquisizioni». Sull’aerospazio l’intenzione è salire nell’Avio del lanciatore Vega (Finmeccanica ha il 14%) e aumentare il peso dell’Italia nelle joint venture con Thales. «Su Avio vogliamo riprendere il controllo industriale perduto — dice Moretti —. Quanto a Thales Alenia, l’interesse del Paese alla produzione di satelliti sembra arrivato dai maggiori finanziamenti pubblici».
Il piano mira a ridurre il debito, tallone d’Achille del gruppo, di oltre 600 milioni entro il 2017 a meno di 3,5 miliardi (senza operazioni straordinarie). Sottolinea fra gli errori passati le «acquisizioni pagate troppo» (caso Drs) e la struttura «ridondante»: ora le partecipate al 100%, come Selex, dovrebbero diventare marchi di prodotto e rispondere direttamente a Moretti. Non è ancora definita la politica dei dividendi, «ma ci sono margini per il futuro», ha detto il manager.
