La buonuscita, in questi casi, rappresenta sempre la curva più difficile. Ed è probabile che i due top manager ieri abbiano verificato tutti i dettagli messi a punto dagli avvocati. In realtà i criteri del divorzio sono già definiti. Nel bilancio della Fiat è scritto che al presidente Ferrari spetta «un’indennità in caso di dimissioni o cessazione dalla carica» che «sarà dovuta in un arco temporale di venti anni in un ammontare che, decorsi dieci anni, non può essere superiore a cinque volte la componente fissa della remunerazione». A Montezemolo spetterebbero circa 14 milioni di euro. Ma è improbabile che l’accordo possa essere stato trovato su una cifra simile. Le voci che stanno circolando parlano di numeri a tre cifre. Una conferma si avrà solo quando l’addio diventerà ufficiale. Non manca molto. E forse domani si saprà anche se il testimone passerà a Marchionne.
A Piazza Affari, intanto, la Fiat non sembra risentire dei movimenti in corso a Maranello, che stanno tenendo invece in fibrillazione i tifosi, molti dei quali ieri si sono ritrovati davanti a cancelli del quartier generale delle rosse. In Borsa il Lingotto ha guadagnato l’1,6%. A spingere il titolo sono state anche le voci che ipotizzano una quotazione in Borsa della Ferrari o comunque una sua valorizzazione.
Quanto al futuro, Montezemolo sembra avviato verso la guida della nuova Alitalia-Etihad. «Le sue competenze e la conoscenza dell’operazione sono tali che ne farebbero un ottimo presidente» ha detto il numero uno di Atlantia, Giovanni Castellucci. In questi giorni il gran capo della compagnia di Abu Dhabi, James Hogan, è a Roma e avrebbe parlato con il presidente della Ferrari, che però dovrà attendere forse fino a novembre, quando è atteso il via libera Ue all’operazione, per assumere il nuovo incarico.