02.04.2015

Favotto presenta il piano taglia-costi per il rilancio

  • Il Sole 24 Ore

Veneto Banca traccia la road map al 2017, con un piano industriale che punta al ritorno all’utile già a partire da quest’anno e un risultato netto di 170 milioni alla fine del triennio. Il Cda della banca veneta ha approvato ieri il nuovo piano industriale 2015-2017. Un business plan studiato nell’ipotesi che la banca rimanga da sola (stand-alone), sebbene da tempo l’istituto stia guardandosi attorno per procedere a una possibile aggregazione. Il piano punta a obiettivi finanziari che la banca definisce «realistici», come si legge in una nota: oltre al già citato utile, l’obiettivo è Rote al 7,2% e un Cet 1 ratio al 10,8, non molto lontano dal 10,2% pro-forma attuale e alle richieste del 10% delle Bce. Secondo il Cda, «eventuale» capitale in eccesso, potrebbe essere usato per «incrementare» la politica dei dividendi, che è «prevista in crescita».

 Il gruppo presieduto da Francesco Favotto, che ribadisce l’intenzione di procedere «nel più breve tempo possibile» alla trasformazione in Società per azione, intende giocare la partita in particolare sulla riduzione dei costi. Basti pensare che il rapporto tra costi e ricavi nel 2017 è previsto in calo del 23% nel giro di tre anni, dall’attuale 75,2% al 52,1%. In termini assoluti, i costi operativi sono previsti in discesa di quasi 100 milioni, da 621 a 525 milioni, con un calo aggregato annuo del 5,4%. Ma da dove arriveranno i risparmi? Secondo il business plan della banca, l’azione riguarderà in particolare la rete, che è destinata a essere razionalizzata. Già nei mesi scorsi è scattato il riassetto, con l’eliminazione delle 19 aree mentre viene raddoppiato il presidio delle direzioni territoriali, che da quattro diventano otto. Ieri però è arrivato l’annuncio anche del taglio di 70 filiali sulle complessive 600 circa. L’intervento sarà sensibile anche sull’organico relativo al perimetro italiano, su cui è prevista una riduzione del 10%, con un obiettivo di 4.328 full time equivalent al 2017. Tradotto, si tratta di circa 400 esuberi, secondo una fonte vicina alla banca.

L’altro lato su cui la banca intende agire è quello dei ricavi, su cui la banca vuole avviare un processo di «crescita sostenibile». Indicata una crescita «controllata» degli impieghi dagli attuali 23,2 miliardi a 25,9 miliardi di euro nel 2017 (CAGR 3,6%) e contemporanea attenta gestione dei Rwa con obiettivo 24,2 miliardi nel 2017 rispetto agli attuali 24,7 (-0,63%). Il margine di intermediazione dovrebbe crescere dagli 825 milioni del 2014 a 1,007 miliardi di fine 2017, con una crescita annua aggregata del 6,9%. Parallelamente il margine d’interesse è previsto in crescita del 5,88% da 499 milioni a 593 milioni. Ma la banca punta anche a lavorare sul fronte commissionale, da cui si attende un aumento del 6,18% annuo, a 357 milioni di euro nel 2017 da 298 milioni nel 2014. «Forte dei suoi 138 anni di storia, Veneto Banca continuerà a sostenere le famiglie e le imprese dei territori nei quali opera, così come ha sempre fatto, anche durante gli ultimi difficili anni di crisi congiunturale», spiega il presidente Francesco Favotto nella nota. Per il dg Vincenzo Consoli «si tratta di un piano concreto e per questo pienamente realizzabile nei tempi e negli obiettivi previsti».
In una logica di contenimento del costo del rischio, il gruppo punta anche a migliorare la gestione dei non performing loans, con la cessione a società specializzate i crediti deteriorati verso privati e al pieno recupero (collection) di alcune posizioni di sofferenza presenti nel portafoglio della banca. Previsti nel contempo già dal 2015 investimenti in innovazione, per un totale di 20 milioni di euro.