Normalmente sono soprattutto le statistiche sull’occupazione (determinanti per le scelte della Fed) a muovere l’euro-dollaro e quelli usciti ieri in teoria avrebbero dovuto svalutare il dollaro. Ma ciò non è accaduto. Allo stesso modo il mercato ha ignorato le considerazioni del numero uno della Fed di Chicago Charles Evans che ha auspicato un’eventuale stretta sui tassi Usa non prima del prossimo anno. Seppur in netto contrasto con le aspettative del mercato, che vede un rialzo dei tassi già nella seconda metà del 2015, queste dichiarazioni non hanno avuto effetti sul dollaro. E questo perché resta in ogni caso resta una spinta al ribasso sulla moneta unica dettata dalle attese per il direttivo di oggi della Bce. Secondo Roberd Baron, presidente di Delta Forex, è soprattutto questo il fattore che ha determinato le oscillazioni del cambio euro-dollaro viste ieri: «I dati macro non giustificano una svalutazione dell’1% in una sola seduta – commenta – l’impressione è che il mercato fosse già a conoscenza di cosa Draghi dirà domani (oggi ndr.)». Di certo c’è molta curiosità per i dettagli tecnici dell’operazione Qe che ci si aspetta che Draghi fornisca. Nell’attesa i mercati si posizionano. Non solo vendendo euro ma anche comprando azioni europee che, visto l’andamento del cambio, ora risultano più convenienti per i grandi investitori americani. Ieri gli indici europei, dopo una mattinata in calo, hanno chiuso tutti in positivo.: l’indice Stoxx 600 europeo ha guadagnato lo 0,76 per cento. Piazza Affari ha messo a segno un rialzo dello 0,65% con lo spread Bund-BTp a quota 103 punti.
Effetto quantitative easing su tassi e valute
Normalmente sono soprattutto le statistiche sull’occupazione (determinanti per le scelte della Fed) a muovere l’euro-dollaro e quelli usciti ieri in teoria avrebbero dovuto svalutare il dollaro. Ma ciò non è accaduto. Allo stesso modo il mercato ha ignorato le considerazioni del numero uno della Fed di Chicago Charles Evans che ha auspicato un’eventuale stretta sui tassi Usa non prima del prossimo anno. Seppur in netto contrasto con le aspettative del mercato, che vede un rialzo dei tassi già nella seconda metà del 2015, queste dichiarazioni non hanno avuto effetti sul dollaro. E questo perché resta in ogni caso resta una spinta al ribasso sulla moneta unica dettata dalle attese per il direttivo di oggi della Bce. Secondo Roberd Baron, presidente di Delta Forex, è soprattutto questo il fattore che ha determinato le oscillazioni del cambio euro-dollaro viste ieri: «I dati macro non giustificano una svalutazione dell’1% in una sola seduta – commenta – l’impressione è che il mercato fosse già a conoscenza di cosa Draghi dirà domani (oggi ndr.)». Di certo c’è molta curiosità per i dettagli tecnici dell’operazione Qe che ci si aspetta che Draghi fornisca. Nell’attesa i mercati si posizionano. Non solo vendendo euro ma anche comprando azioni europee che, visto l’andamento del cambio, ora risultano più convenienti per i grandi investitori americani. Ieri gli indici europei, dopo una mattinata in calo, hanno chiuso tutti in positivo.: l’indice Stoxx 600 europeo ha guadagnato lo 0,76 per cento. Piazza Affari ha messo a segno un rialzo dello 0,65% con lo spread Bund-BTp a quota 103 punti.