05.02.2021

Effetto Draghi: vola la Borsa, spread sotto 100

  • Il Sole 24 Ore

Prosegue l’effetto Draghi sui mercati finanziari. Dopo aver premiato il conferimento all’ex presidente della Bce dell’incarico per il nuovo Governo italiano, gli investitori hanno accompagnato ieri la successione di notizie sulle consultazioni per la formazione del nuovo esecutivo dando ancora fiducia agli asset targati Italia, nonostante la soluzione della crisi politica appaia tuttora incerta. Lo hanno fatto sia acquistando i BTp, i cui rendimenti decennali sono scesi allo 0,55% comprimendo lo scarto sul Bund sotto i 100 punti base per la prima volta da oltre 5 anni, sia sostenendo Piazza Affari, che con il +1,65% di ieri non ha soltanto guidato l’Europa per il secondo giorno consecutivo, ma si è pure riportata sui massimi da un anno.

Significativo il fatto che l’accelerazione sui listini abbia coinciso con l’apertura che il presidente del Consiglio uscente, Giuseppe Conte, ha concesso al successore, sottolineando di non essere un ostacolo al nuovo esecutivo e quindi contribuendo a stemperare le tensioni (e i dubbi) che già cominciavano a insinuarsi anche fra gli investitori. Per i titoli del Tesoro gli analisti vedono come traguardo (possibile, ma tutt’altro che abbordabile) i rendimenti di Paesi per certi versi affini all’Italia come Spagna e Portogallo (i cui decennali viaggiano rispettivamente allo 0,12% e allo 0,06%). Occorre però pure ricordare che il restringimento di ieri dello spread è dovuto anche al contemporaneo incremento del tasso del Bund, legato a sua volta sia all’allentamento delle tensioni sul mercato, sia al generale movimento dei rendimenti globali.

Più complicato sbilanciarsi sulle possibilità future di Piazza Affari, che nel frattempo si è anche ripresa la testa della classifica da inizio anno fra gli indici europei (+3%). A Milano gli acquisti hanno interessato soprattutto le banche (oltre 4% in più per Banco Bpm e Bper) e i titoli del risparmio gestito, tra i più reattivi in queste fasi di mercato, con FinecoBank (+6,2%) e Azimut (4,6%) che hanno pure diffuso dati brillanti sulla raccolta di gennaio.

Può essere interessante, sempre parlando di Borsa, fare qualche confronto con i precedenti nella storia italiana di Governi non guidati da esponenti politici, anche se va detto che si tratta in alcuni casi di situazioni lontane nel tempo e maturate in contesti del tutto differenti da quello attuale. Sotto l’aspetto puramente statistico, l’avvento di un esecutivo «tecnico» ha comunque portato con sé una sovraperformance di Piazza Affari rispetto al resto d’Europa soltanto nel caso in cui la guida fu affidata a Carlo Azeglio Ciampi. Tra il 29 aprile 1993 e l’11 maggio 1994, il periodo di permanenza a Palazzo Chigi dell’ex Governatore della Banca d’Italia, Piazza Affari ottenne infatti un progresso molto vicino al 50% e soprattutto di misura doppia rispetto al +24,77% dello Stoxx 600 continentale.

Meno brillante invece l’andamento per le azioni italiane registrato con il Governo guidato da Lamberto Dini fra il 17 gennaio 1995 e il 18 maggio 1996: un lasso di tempo durante il quale Milano, con il suo -0,8%, non riuscì ad agganciare il rally messo a segno dall’Europa (+23,2%). E una sorte intermedia è toccata all’esecutivo presieduto da Mario Monti, che se fra il 16 novembre 2011 e il 28 aprile 2013 con le drastiche misure di contenimento della spesa pubblica era riuscito a frenare l’emorragia dello spread e la deriva dei tassi del debito, sotto l’aspetto azionario si tradusse sì in un rialzo (+10,9%), dimezzato però rispetto al resto del Continente (+24,8%).

Di migliore auspicio sembrerebbe un altro paragone che ha una maggiore attinenza con l’azione passata di Draghi (anche se minore relazione con il ruolo che ora è chiamato ad assumere). Nel 2015, l’anno in cui la Bce da lui allora presieduta avviò il primo massiccio piano di acquisti di titoli sul mercato, Piazza Affari risultò la migliore a livello continentale, staccando il resto degli indici con un progresso del 12,7% in 12 mesi. Certo, allora il Ftse Mib arrivava da una lunga rincorsa che l’aveva portato a guadagnare oltre il 40% nell’arco di quattro anni, ma la speranza è che Draghi possa anche stavolta propiziare l’exploit.