Il numero uno è sempre Aabar Luxembourg, società di investimenti della International Petroleum Investment Company (Ipic) di Abu Dhabi, un gigante da oltre 50 miliardi di ricavi e 2 di utile. Unicredit (5%) è solo una delle tante partecipazioni gestite, tramite Ipic, dallo scieicco Mansour bin Zayed Al Nahyan, proprietario, tra l’altro, del Manchester City, di una banca svizzera (Falcon Private Bank) e fratello di Khalifa, presidente degli Emirati Arabi e fondatore di Etihad. Il bond convertibile con agganciato il 4% di Unicredit (alternativa al rimborso cash) va in scadenza con una prima tranche solo tra 5 anni. E gli italiani? Il sistema delle fondazioni, una decina in tutto, conta su circa l’11% del capitale ma è un fronte piuttosto eterogeneo. Alcune si sono finanziate dando in pegno una parte dei titoli Unicredit, come la Fondazione Crt (a Mediobanca), Carimonte (Jp Morgan), Modena (Ubs). Tra gli imprenditori, oltre a Del Vecchio che è nella top five, Francesco Gaetano Caltagirone, uscendo da Mps nel 2012 e sottoscrivendo l’aumento di capitale Unicredit (così come Aabar) ha fatto un gran affare: la plusvalenza è oggi di almeno 100 milioni. Un rebus è la tedesca Commerzbank: il suo 2,5% a libro soci non è comunicato alla Consob. Evidentemente si tratta di clienti. Così come i pacchetti rilevanti (oltre il 2%) di Société Générale e Mellon Bank. Blackrock è sparito dai radar della Consob perché ha chiesto e ottenuto l’esenzione dalle comunicazioni. Allianz è finita sotto il 2%, ma la ritroviamo all’1,99. E il fondo Pamplona (Pgff Luxembourg) risulterebbe ora attestato all’1,8 su un conto Morgan Stanley.
Libyan Investment Authority ha invece traslocato alla Arab Banking Corporation (Abc). E così il blocco libico è ben più consistente del 2,9% dichiarato alla Consob dalla Central Bank of Libya. Bisognerebbe infatti aggiungere la quota gestita da Abc che da qualche anno è controllata proprio dalla banca centrale libica. Esattamente dal 2010 quando salì al 59% rilevando il 18% della Abu Dhabi Investment Authority, rimasta al 29,7% (in Borsa il flottante è assai scarso). Dunque il totale supera il 4%, collocando la banca centrale libica subito dopo Aabar. La coppia di soci al vertice di Unicredit è perciò la stessa che gestisce l’istituto di Manama (banca centrale e sceicco Mansour). Del resto da tempo si dice che Abc sia stata il salvagente e l’approdo di una parte della finanza libica sfuggita al caos del Paese. Pochi giorni fa l’assemblea ha approvato un bilancio 2014 con 256 milioni di dollari di utile e portato in cda l’ex governatore centrale egiziano. Di fatto Abc è il braccio commerciale dell’autorità monetaria libica e non per nulla il suo presidente, Saddek Omar El Kaber, è anche il governatore della Central Bank of Libya, che gestisce circa 90 miliardi di dollari di riserve estere e i proventi del petrolio. Ma oggi è costretto a convocare i board a Malta nel tentativo di garantire all’istituzione neutralità e sicurezza.