Anche la discussione sulla disoccupazione potrebbe risultare non del tutto convenzionale fra banchieri centrali, il cui mandato, almeno in Europa, è la sola stabilità dei prezzi. Ma la scelta riflette la preoccupazione di Draghi che la Bce sia stata lasciata sola ad agire e che, pur avendo ottenuto il risultato di stabilizzare i mercati e, con l’avvio del Qe, abbia cominciato a far risalire gradualmente l’inflazione, la crescita resti insufficiente a riassorbire la disoccupazione nell’Eurozona, tuttora sopra il 10%. E che questo possa avere pesanti effetti che destabilizzino l’unione monetaria. Ma Draghi ha ripetuto più volte che la soluzione del problema passa soprattutto attraverso l’azione dei governi sulle riforme strutturali, un’azione che la Bce continua a sollecitare. Lo stesso Draghi ha ricordato ieri sera introducendo il suo maestro Stan Fischer, vicepresidentte della Federal Reserve che il legame fra inflazione e disoccupazione è uno dei problemi ancora irrisolti della macroeconomia.
A Sintra è riunito un vero e proprio gotha delle banche centrali: oltre a Fischer e Weidmann, sono arrivati il presidente della Fed di New York, Bill Dudley, e di Chicago, Charles Evans, il capo della Banca del Giappone, Haruhiko Kuroda, e, tra gli altri governatori europei, quello della Banca d’Inghilterra, Mark Carney. Un gruppo di economisti di punta comprende, fra i relatori, l’ex segretario al Tesoro Usa, Larry Summers, e il premio Nobel, Christopher Pissarides, non a caso un esperto di problemi del lavoro, così come Tito Boeri, il presidente dell’Inps, qui nella veste di economista.
Anche se non figura sul programma, inevitabilmente emergerà nelle discussioni di Sintra il caso Grecia. Anche perché Draghi avrà probabilmente un filo diretto con il contemporaneo vertice di Riga, dove la questione è nuovamente sul tavolo dei leader europei.