Il presidente Leonardo Del Vecchio si è impegnato con il board a trovare un co-amministratore delegato da affiancare a Massimo Vian entro il 29. Ma la regia della ricerca almeno in questa fase sembra quella di Francesco Milleri (prima consulente della Delfin e della famiglia, poi di Del Vecchio) che tiene personalmente i rapporti con Egon Zhender, l’head hunter che sta cercando il manager in tutto il mondo (e si dice l’abbia trovato). Diventa più nitido il ruolo di Milleri, consulente fidato. Mentre sembra perdere trasparenza la governance della multinazionale. Sta cambiando anche il sistema di relazioni che ha sempre accompagnato il patron. Persino i rapporti con l’avvocato Sergio Erede, che cura i futuri assetti della famiglia, si sono raffreddati. Il rischio governance lo aveva visto Roger Abravanel. L’ex McKinsey aveva chiesto durante il board del 13 ottobre un governo chiaro, con un solo ceo di livello, individuato da un comitato ristretto di consiglieri, che fosse anche in grado di cambiare il ruolo della presidenza e del board. Un quadro respinto dal patron, cosa che ha provocato le dimissioni di Abravanel. Gli altri consiglieri hanno minacciato di lasciare ma hanno poi accettato di rimanere e cercare il secondo capoazienda.
Del Vecchio apre il paracadute Luxottica argina le perdite
Il presidente Leonardo Del Vecchio si è impegnato con il board a trovare un co-amministratore delegato da affiancare a Massimo Vian entro il 29. Ma la regia della ricerca almeno in questa fase sembra quella di Francesco Milleri (prima consulente della Delfin e della famiglia, poi di Del Vecchio) che tiene personalmente i rapporti con Egon Zhender, l’head hunter che sta cercando il manager in tutto il mondo (e si dice l’abbia trovato). Diventa più nitido il ruolo di Milleri, consulente fidato. Mentre sembra perdere trasparenza la governance della multinazionale. Sta cambiando anche il sistema di relazioni che ha sempre accompagnato il patron. Persino i rapporti con l’avvocato Sergio Erede, che cura i futuri assetti della famiglia, si sono raffreddati. Il rischio governance lo aveva visto Roger Abravanel. L’ex McKinsey aveva chiesto durante il board del 13 ottobre un governo chiaro, con un solo ceo di livello, individuato da un comitato ristretto di consiglieri, che fosse anche in grado di cambiare il ruolo della presidenza e del board. Un quadro respinto dal patron, cosa che ha provocato le dimissioni di Abravanel. Gli altri consiglieri hanno minacciato di lasciare ma hanno poi accettato di rimanere e cercare il secondo capoazienda.