Il mancato aggiustamento dei disavanzi strutturali di paesi che hanno un debito pubblico elevato come Belgio, Francia e Italia «può avere conseguenze sulla capacità di tenuta dell’intera area dell’euro»: è quanto sostiene la Bce nell’ultimo bollettino economico. In queste nazioni «il disavanzo di bilancio strutturale resta ancora lontano dagli Omt (Outright monetary transactions, operazioni monetarie mirate a impedire che forti tensioni sui mercati dei titoli di stato possano portare a innalzamenti eccessivi dei tassi di interesse, ndr) in quanto, durante il periodo tra il 2011 e il 2018, esso è diminuito in media di una percentuale inferiore allo 0,5% del pil previsto dal Patto di stabilità e crescita come benchmark per l’aggiustamento».L’istituto centrale ha quindi confermato l’atteggiamento da colomba nell’attuale contesto di crisi: «Un ampio grado di accomodamento monetario resta necessario per preservare condizioni di finanziamento favorevoli e sostenere l’espansione economica, assicurando quindi la prosecuzione di uno stabile percorso dell’inflazione verso livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine. I rischi per le prospettive di crescita nell’area dell’euro restano orientati al ribasso per effetto delle persistenti incertezze connesse a fattori geopolitici, alla minaccia del protezionismo e alle vulnerabilità nei mercati emergenti. Al tempo stesso, gli ulteriori incrementi dell’occupazione e l’aumento delle retribuzioni continuano a sostenere la capacità di tenuta dell’economia interna e il graduale intensificarsi di spinte inflazionistiche».
La Bce ha precisato che, in base agli indicatori congiunturali, emerge «un indebolimento dell’attività economica a livello internazionale nel primo trimestre del 2019. In particolare, è proseguito il rallentamento dell’interscambio in un contesto caratterizzato da una svolta nel ciclo industriale su scala mondiale e dall’intensificarsi delle tensioni commerciali. Nei primi mesi dell’anno l’inflazione ha fatto registrare un rallentamento su scala mondiale, ampiamente riconducibile al minore contributo fornito dalla componente energetica».