Secondo le ultime informazioni, se comunicazione formale ci sarà, questa dovrebbe essere firmata da un alto funzionario, non da un membro del collegio dei commissari. Il tentativo è di mantenere l’iniziativa a livello più tecnico che politico, ed evitare un inasprimento delle tensioni tra Roma e Bruxelles, a ridosso di un delicato vertice europeo oggi e domani. Anche a Strasburgo, dove ieri la nuova Commissione Juncker ha ricevuto la fiducia del Parlamento, si tentava di calmare le acque.
Il bilancio previsionale italiano prevede un aggiustamento strutturale del disavanzo dello 0,1% del prodotto interno lordo nel 2015. Le regole europee richiedono invece una riduzione di almeno lo 0,5%. Il tentativo italiano è di trovare un terreno d’intesa, tenendo conto (anche) di una riserva inserita in bilancio pari a 3,4 miliardi di euro, ossia lo 0,2% del Pil. Con i suoi interlocutori, il governo Renzi spiega che il deterioramento economico dovrebbe essere comunque una attenuante.
Nella sostanza, la Commissione vuole maggiori chiarimenti sulla Finanziaria italiana. Di norma, l’esecutivo comunitario valuta ex post i tagli alla spesa pubblica o gli introiti dalla lotta all’evasione. È probabile che queste due poste di bilancio siano viste in modo controverso a Bruxelles. Il bilancio previsionale italiano per l’anno prossimo prevede entrate per 15 miliardi da tagli alla spesa pubblica e 3,8 miliardi dalla lotta all’evasione fiscale. Ammontari non piccoli; quanto realistici?
Durante una conferenza stampa qui a Strasburgo, dopo il voto di fiducia, il futuro presidente dell’esecutivo comunitario Jean-Claude Juncker ha spiegato che non vi sono differenze di posizione tra lui e il suo predecessore, l’attuale presidente della Commissione José Manuel Barroso, riguardo la valutazione dei piani di bilancio nazionali: «Barroso e io siamo d’accordo di non dare alcuna chance a chi vuole constatare a tutti i costi differenze di apprezzamento fra noi».
In questo ambito, ha detto ancora Juncker, «quel che dice Barroso ha il mio accordo. Lui mi consulta e ha cercato l’accordo con me prima di decidere, è ciò che è stato fatto. La Commissione è la Commissione, lavoriamo insieme sulle questioni di bilancio, non ci sono due Commissioni, parliamo con una sola e stessa voce». Ieri in aula, l’ex premier lussemburghese ha ribadito che il Patto di Stabilità e di Crescita non verrà modificato, ma solo applicato con maggiore flessibilità.