Anche le multinazionali scendono in campo per salvare il pianeta dai cambiamenti climatici causati dai gas serra. I numeri uno di 79 grandi aziende di ogni parte del mondo — dal Brasile alla Cina, dall’Europa all’India — offrono ai governi collaborazione per trovare un accordo vincolante e universale sul clima. Una sorta di rivoluzione, perché chi storicamente è accusato di inquinare non solo si impegna a ridurre le emissioni ma chiede ai governi un’azione strategica per raggiungere lo stesso obiettivo perché — come è evidenziato nell’ incipit della lettera «i cambiamenti climatici rappresentano una delle maggiori sfide globali dei prossimi decenni».
L’occasione per unire le forze è data dalla XXI Conferenza delle Parti (la Cop 21) per la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà a Parigi dal prossimo 30 novembre (fino all’11 dicembre). Con l’obiettivo, appunto, di concludere per la prima volta in 20 anni di mediazione da parte dell’Onu un accordo accettato da tutte le nazioni. Il supporto che arriva dalle multinazionali è significativo: si tratta di 79 grandi nomi dell’imprenditoria mondiale che operano in più di 150 Paesi diversi e rappresentano tutti i settori produttivi (dalle banche al manifatturiero, dalle costruzioni all’energia) e, soprattutto, un fatturato complessivo di 2 mila miliardi e 100 milioni di dollari che è equivalente al Pil dell’India. Tra i 79 colossi — che vanno da Deutsche Telekom a Ikea, da Microsoft a Nestlé, da Pepsi a Toshiba fino ad Allianz — c’è uno spicchio d’Italia rappresentato dall’Enel, attraverso il suo numero uno Francesco Starace.
In particolare, le multinazionali si impegnano — con la lettera aperta che sarà diffusa oggi — a ridurre le emissioni inquinanti e i consumi energetici oltre che a svolgere un’attività di ambasciatori per la salvaguardia del pianeta dai cambiamenti climatici.
La storica apertura delle multinazionali è stata ovviamente accolta favorevolmente da Christiana Figueres, segretario esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici dal 2010: «Le azioni per salvaguardare il pianeta dai cambiamenti climatici rappresentano una enorme opportunità anche dal punta di vista economico. Si tratta di una nuova rivoluzione industriale che garantirà nuovo sviluppo e lavoro per i prossimi decenni».
L’occasione per unire le forze è data dalla XXI Conferenza delle Parti (la Cop 21) per la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà a Parigi dal prossimo 30 novembre (fino all’11 dicembre). Con l’obiettivo, appunto, di concludere per la prima volta in 20 anni di mediazione da parte dell’Onu un accordo accettato da tutte le nazioni. Il supporto che arriva dalle multinazionali è significativo: si tratta di 79 grandi nomi dell’imprenditoria mondiale che operano in più di 150 Paesi diversi e rappresentano tutti i settori produttivi (dalle banche al manifatturiero, dalle costruzioni all’energia) e, soprattutto, un fatturato complessivo di 2 mila miliardi e 100 milioni di dollari che è equivalente al Pil dell’India. Tra i 79 colossi — che vanno da Deutsche Telekom a Ikea, da Microsoft a Nestlé, da Pepsi a Toshiba fino ad Allianz — c’è uno spicchio d’Italia rappresentato dall’Enel, attraverso il suo numero uno Francesco Starace.
In particolare, le multinazionali si impegnano — con la lettera aperta che sarà diffusa oggi — a ridurre le emissioni inquinanti e i consumi energetici oltre che a svolgere un’attività di ambasciatori per la salvaguardia del pianeta dai cambiamenti climatici.
La storica apertura delle multinazionali è stata ovviamente accolta favorevolmente da Christiana Figueres, segretario esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici dal 2010: «Le azioni per salvaguardare il pianeta dai cambiamenti climatici rappresentano una enorme opportunità anche dal punta di vista economico. Si tratta di una nuova rivoluzione industriale che garantirà nuovo sviluppo e lavoro per i prossimi decenni».