La crisi del Montepaschi è dipesa da cause strutturali e non è imputabile ai derivati Alexandria e Santorini che, di quella crisi, sono stati un effetto. A dare il colpo mortale all’istituto senese è stata, semmai, l’acquisizione di Antonveneta: lo hanno sottolineato i sostituti procuratori del tribunale di Milano, Giordano Baggio e Stefano Civardi, nell’audizione davanti alla commissione di inchiesta sulle banche.
«Mps aveva una quantità di obbligazioni del nostro debito pubblico doppia rispetto alla media delle altre banche», ha spiegato Civardi. «È chiaro che, quando scoppia un problema sul nostro debito sovrano nel 2010-2011, il Monte soffre maggiormente di altre banche». Anche gli npl «sono un capitolo molto importante della crisi. Ci sono, con ogni evidenza, cause strutturali, e Alexandria e Santorini con le cause strutturali non c’entrano nulla».
I pm sono stati sollecitati a dare una valutazione sul ruolo della vigilanza, e in particolare di Bankitalia, non solo sui derivati ma sull’acquisizione di Antonveneta. «Che ci fossero parecchie cose che non andavano, leggendo le ispezioni di Bankitalia, era più che mai evidente», ha detto Civardi. Inoltre «l’autorità di vigilanza aveva lanciato molti warning sulla patrimonializzazione propedeutica all’acquisto di Antonveneta». Proprio questa operazione «è stata esiziale» per il Montepaschi: «Non è stato possibile effettuare una due diligence completa, e quindi Antonveneta «è stata comprata a scatola chiusa». Sull’ipotesi che dietro l’acquisizione di Antonveneta ci fosse una maxi tangente, il procuratore ha spiegato che, «di fatto, elementi specifici non ne sono emersi».