02.02.2015

Crescita, tassi, debito: i tre rischi

  • Il Sole 24 Ore

La presidenza di Sergio Mattarella , collocata nel contesto dei mercati e delle recenti turbolenze, sarà chiamata a confrontarsi con un fenomeno eccezionale: da un lato il forte calo del contagio finanziario grazie a Efsf/Esm, OMT, Unione bancaria, Piano Juncker e QE, dall’altro lato l’ascesa del nuovo contagio politico e sociale dato dall’aumento dei movimenti anti-europeisti, dalla disoccupazione e dalla crisi russa.

Se il problema principale dell’Italia, per i mercati, è quello del debito/Pil, ebbene il 2015 parrebbe iniziare sotto i migliori auspici tanto per il debito quanto per il prodotto interno lordo perchè l’annata è segnata dall’avvio del QE e dalla fine della recessione, con una riduzione ai minimi termini nell’Eurozona del contagio finanziario.
Per la prima volta nella storia del debito pubblico italiano, le aste saranno sostenute dagli acquisti straordinari sul mercato secondario della Bce che rastrellerà in media attorno ai 7 miliardi al mese di titoli di Stato, con vita residua da due a trent’anni, solo sul rischio-Italia. Un’ottantina di miliardi nel 2015, una settantina nel 2016, che il mercato stima peseranno attorno a un terzo delle emissioni lorde attese. Lo spread tra BTp e Bund, che non guarda più al rischio di credito e allo standing creditizio degli Stati, è previsto in ulteriore calo e in chiusura d’anno dovrebbe scendere ben al di sotto della soglia dei 100 punti. Il costo medio alla raccolta (in asta) per il Tesoro italiano viaggia già su tassi ai minimi storici, come confermato nelle aste chiuse in gennaio, e il rispamio nella spesa per gli interessi sul debito è garantito per quest’anno e fors’anche il prossimo per importi notevoli. Questo effetto benefico è comunque temporaneo dal momento che i tassi negli Usa torneranno a salire e anche nell’Eurozona, tra crescita, inflazione e prezzi del petrolio visti in risalita, la primavera dei tassi a livelli storicamente bassi finirà.
Entro quest’anno inoltre verrà avviato il Piano Juncker che consentirà alla Bei di finanziare progetti ed erogare prestiti a controparti più rischiose rispetto al passato, con un effetto-volano sugli investimenti mirati alla crescita che andrà oltre quanto già fatto dalla banca europea degli investimenti: idealmente questa operazione di sostegno finanziario alla ripresa economica farà fatto senza alcun impatto negativo sui conti pubblici.
Il canale del credito all’economia in prospettiva in Italia dovrebbe aumentare, traendo beneficio da altri interventi senza precedenti: gli acquisti della Bce nel mercato delle cartolarizzazioni (asset-backed securities e covered bond) e dei titoli di Stato da marzo abbatteranno il costo della raccolta per le imprese anche tramite le obbligazioni societarie e mini-bond; i progressi sul fronte dell’Unione bancaria e del rafforzamento dei bilanci delle banche, che in una prima fase hanno ridotto i flussi del credito all’economia aumentando il costo della copertura dei rischi, in futuro miglioreranno i meccanismi del credito rafforzando la solidità degli intermediari finanziari e incoraggiando il consolidamento delle banche più piccole. L’evoluzione di un mercato dei capitali europeo più efficiente amplificherà i canali del credito all’economia.
L’Italia, inoltre, stando ai pronostici non solo del governo ma degli operatori finanziari e delle grandi istituzioni internazionali, uscirà dalla recessione quest’anno e la crescita per quanto fragile favorirà il ritorno della fiducia, dando maggiore impulso ai consumi da un lato e agli investimenti da parte delle imprese. L’implementazione delle riforme strutturali da parte del Governo, con la dovuta accelerazione sollecitata dai mercati e dai partners europei, contribuirà a consolidare questi trend positivi.
La scomparsa del contagio finanziario, tuttavia, è accompagnata dall’emersione di un contagio di natura diversa, politico e sociale con implicazioni fortemente destabilizzanti. Il rischio del contagio politico sarà un dossier che i mercati si aspettano il nuovo presidente della Repubblica troverà sulla sua scrivania: è vista con preoccupazione l’escalation dei partiti anti-europeisti che si alimentano con il populismo e con le “difficoltà” dei concittadini richiamate dal presidente Mattarella, prima tra tutte la disoccupazione e la carenza di lavoro per i giovani, il disagio sociale, l’aumento del divario tra ricchi e poveri, il parziale ma irreversibile ridimensionamento del welfare state dall’assistenza sanitaria alle pensioni. E dilagano paure nuove scatenate dal terrorismo dei fondamentalisti islamici.
In questo quadro destabilizzante, i mercati non perdono d’occhio i focolai ancora accesi e che minacciano crisi sistemiche come quello della Grecia e della Russia. La ristrutturazione del debito pubblico greco è un pericolo incombente non tanto per i conti pubblici degli stati creditori (tra i quali l’Italia) quanto perchè potrebbe essere “politicamente contagiosa”: una riduzione delle pene inflitte a Irlanda, Spagna e Portogallo finora potrebbe essere richiesta a Bruxelles e l’effetto domino potrebbe avere ripercussioni sull’Italia che si schierebbe al fianco di chi richiede più flessibilità e meno austerity. Un’Italia che continua ad essere una foglia al vento a causa della sua crescita potenziale bassissima e del suo alto debito, vulnerabile alle perturbazioni geopolitiche che potrebbero arrivare dalla Russia, o dalla Cina.