Tornando ai dati dell’Istat, dopo il calo degli ultimi due mesi, la percentuale di occupati torna così ai livelli del 2012. Sale a aprile il tasso di occupazione (+0,4%) attestandosi al 56,1%. E anche nel primo trimestre di quest’anno da Nord a Sud cresce dello 0,6% il numero degli occupati (+133 mila) rispetto allo stesso periodo del 2014, grazie soprattutto alla crescita della fascia over 55 bloccata in ufficio dalla riforma Fornero: +267.000 al lavoro in un anno, un milione in più dal 2010. Tra loro 36 mila hanno un contratto a tempo indeterminato (con il datore di lavoro che beneficia degli sgravi contributivi) e 72 mila a termine (senza sgravi). L’incremento dell’occupazione interessa sia gli italiani (+50 mila) che gli stranieri (+83 mila). Su base tendenziale tra i settori in crescita nei primi tre mesi dell’anno l’agricoltura (+6,2%), i servizi (+1) e l’industria (+0,9). Inoltre prosegue per il diciannovesimo trimestre, ma con ritmo meno sostenuto, la flessione dei lavoratori nelle costruzioni (-1,2%, pari a -17 mila unità).
La crescita dell’occupazione registrata ad aprile coinvolge anche i più giovani. Gli occupati tra i 15 e i 24 anni sono 946 mila, in aumento del 5,7% rispetto a marzo (+51 mila). Il tasso di occupazione giovanile, pari al 15,9%, cresce di 0,9 punti percentuali rispetto al mese precedente. Se guardiamo a aprile 2014, i giovani occupati oggi sono 37 mila in più (+4,1%) a fronte di un calo che interessa sia i disoccupati (-5,5% pari a -38 mila unità), sia gli inattivi (0,7% pari a -32 mila).
Sull’altro fronte i disoccupati diminuiscono su base mensile dell’1,2% (-40 mila). Sempre ad aprile il tasso di disoccupazione cala dello 0,2%, arrivando al 12,4%.
Per il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti si tratta di «dati positivi che devono essere stabilizzati nel tempo». Parole condivise da Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, che aggiunge: «Ce lo aspettavamo: in ogni caso la discesa si è arrestata». Critiche da Renato Brunetta (Fi): «Dopo il pesante passaggio elettorale, il presidente Renzi si risveglia con più confortanti dati del mercato del lavoro. Il gap che ci divide dalle locomotive europee, però, rimane elevato».