04.12.2023

Crediti d’imposta per le imprese che investono nella transizione

  • La Repubblica

Non è solo la portata finanziaria dell’operazione: 12,4 miliardi. La dote per le imprese nel nuovo Pnrr, dopo il via libera della Commissione europea, sposta il baricentro dello stesso Piano nazionale di ripresa e resilienza. Lo fa perché queste risorse vengono calate nel nuovo capitolo – RepowerEU per la sicurezza energetica – che non è solo un’aggiunta numerica alle missioni esistenti del Piano, che da sei passano così a sette. RepowerEU è molto di più. Ambisce a diventare il nuovo motore del maxi programma di finanziamento europeo, almeno questo è l’obiettivo di Bruxelles e di conseguenza dei Paesi che hanno integrato i rispettivi Piani nazionali con gli investimenti dedicati al green. Una strada obbligata dopo che la crisi energetica ha svelato la dipendenza dal gas russo e la necessità di intraprendere un lungo e non semplice percorso di affrancamento. Che ora si prova a rendere strutturale. Affiora qui l’elemento più vulnerabile della sfida, che è anche italiana.

Le imprese avranno sostanzialmente un doppio ruolo. Il primo è stato affidato dal governo, attraverso il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, alle partecipate di Stato: realizzare le infrastrutture energetiche. Il gap è noto, non solo in questo ambito, e colmarlo rafforzerebbe la resistenza dell’Italia a nuovi shock, diversificando gli approvvigionamenti.

Per questo RepowerEU prevede, tra gli altri progetti, il potenziamento della Linea adriatica, che aumenta la capacità di trasporto del gas lungo la direttrice Nord-Sud, dai punti d’ingresso localizzati nel Mezzogiorno. Ma la spinta alle infrastrutture punta anche a migliorare la capacità di trasporto dell’energia elettrica e assorbire quella prodotta da fonti rinnovabili: per questo il Tyrrhenian link, il cavo elettrico sottomarino che collegherà la Sicilia alla Sardegna e alla Campania. Nel pacchetto c’è anche l’implementazione delle connessioni elettriche transazionali, con il progetto Sacoi 3, e le interconnessioni transfrontaliere tra Italia, Slovenia e Austria.

Prova a fare un passo in più, l’impegno sulle infrastrutture. Per renderle più intelligenti, quindi più digitalizzate ed efficienti, sono state incrementatele risorse per la digitalizzazione della rete di distribuzione, in particolare nelle aree meno servite del Paese.

Il secondo livello di coinvolgimento delle imprese riguarda gli investimenti. La “benzina” è rappresentata da Transizione 5.0, che con la rimodulazione ha visto incrementare la dotazione da 4 a 6,3 miliardi. È l’evoluzione di Transizione 4.0, il programma che il Pnrr finanzia con 13,3 miliardi, a cui si aggiungono cinque del Piano nazionale complementare, per promuovere la trasformazione digitale delle imprese incentivando, attraverso il riconoscimento di crediti d’imposta, gli investimenti privati in beni e attività a sostegno della digitalizzazione dei processi. Con Transizione 5.0, l’accento si sposta sul sostegno della transizione dei processi produttivi verso un modello di efficienza dal punto di vista energetico, sostenibile e basato sulle fonti rinnovabili.

Ma come funzionerà il nuovo meccanismo? Sono tre le linee d’azione che emergono dai documenti che la Commissione europea ha stilato per evidenziare le modifiche al Pnrr. La prima linea di finanziamento (3,7 miliardi) è riservata all’efficienza energetica, mentre quella per l’autoconsumo e l’autoproduzione può contare su 1,8 miliardi. A completare il quadro sono le risorse (630 milioni) per la formazione.

A livello operativo, le imprese potranno beneficiare dei crediti d’imposta, nello specifico per le spese sostenute tra il primo gennaio 2024 e il 31 dicembre 2025, se investiranno in tre tipologie di attività. Sono l’acquisto di beni strumentali, materiali o immateriali 4.0, ma anche la formazione del personale per la transizione verde e l’acquisto di beni necessari per l’autoproduzione e l’autoconsumo da fonti rinnovabili, con esclusione delle biomasse. Il beneficio fiscale non sarà “libero”, ma vincolato al rispetto di alcuni parametri. E questa è una condizione che la Commissione europea ha richiesto all’Italia per evitare che i crediti d’imposta finissero in una sorta di buco nero, di fatto dispersi senza un adeguato controllo. Come spiega un’analisi di Assolombarda, per ottenere i benefici sarà necessario che il progetto sia certificato ex-ante da un valutatore indipendente, «il quale dovrà attestare che il progetto di innovazione rispetti i criteri di ammissibilità relativi alla riduzione del consumo totale di energia». Successivamente, una certificazione “ex post” sarà richiesta per confermare «l’effettiva realizzazione degli investimenti in conformità alle disposizioni stabilite nella certificazione ex-ante».

Condizioni che provano a ottimizzare l’impiego delle risorse. E a dare una spinta agli investimenti. La Finanziaria dà poco da questo punto di vista. Il Pnrr diventa, così, per il governo anche un risarcimento alle imprese. Prova ad esserlo quantomeno.