ROMA
A tre anni e mezzo dal crack di Lehman Brothers Holding (Lbhi), arrivano buone notizie per i creditori della banca statunitense finita in Chapter 11 – la legge americana sul fallimento – nel settembre 2008. Ieri, infatti, è cominciata la prima tranche di rimborsi che segna di fatto l’entrata in vigore del piano di ristrutturazione votato dai creditori ammessi al passivo e omologato dal tribunale di New York il 6 dicembre scorso.
Con questa prima tornata le società del gruppo Lehman distribuiranno circa 22,5 miliardi di dollari per 12mila singoli pagamenti. In realtà , i fondi a disposizione ammontano a 26,9 miliardi, ma 4,4 miliardi saranno accantonati per i crediti contestati. Altri 6 miliardi – che non rientrano nell’ammontare destinato a rimborsare i creditori – saranno prevalentemente riservati ai crediti privilegiati e alle spese di gestione perché, fino a quando non sarà completata la liquidazione, le società del gruppo sono operative.
Al primo riparto parteciperanno solo i creditori che, alla data del 18 marzo, risultavano effettivamente ammessi al passivo della Lbhi. A partire da ieri, i possessori di titoli emessi direttamente dalla holding statunitense, per i quali il piano prevede un rimborso pari al 21,1% del valore nominale, riceveranno con questa prima tranche soltanto il 6,02% del credito ammesso. Per quanto riguarda, invece, i possessori di bond emessi dalla olandese Lehman Brothers Treasury (Lbt), ma garantiti dalla Lbhi – che ha stabilito nel piano un recupero del 12,2% relativamente alla sola garanzia sui titoli – con il primo riparto riceveranno il 3,61 per cento. La Lbt è il veicolo che ha emesso la gran parte dei bond collocati in Italia, chiamata a gestire direttamente una quota dei rimborsi con i fondi riconosciuti dalla capogruppo nell’ambito di un accordo con la casa madre. Lbt non ha ancora fissato i termini per la registrazione dei crediti e l’udienza di verifica dello stato passivo. Tuttavia circolano già delle stime su quella che sarà la sua capacità di rimborso: la società veicolo dovrebbe essere in grado di riconoscere direttamente un ulteriore 15% circa, portando così il tasso di recupero complessivo dei titoli olandesi al 27 per cento.
Il secondo riparto è previsto a fine settembre. Il processo di distribuzione si protrarrà poi per due anni fino al 2014, ma non si escludono eventuali proroghe se dovessero esserci difficoltà a monetizzare gli asset, che sono soprattutto derivati e investimenti collegati a proprietà immobiliari e al private equity. Questi asset ammontano ora a circa 49 miliardi di dollari dopo il varo di questa prima tranche. «Il piano di recupero delle risorse da destinare ai rimborsi – spiega Raffaele Romano dello studio Sge – può essere rivisto in qualsiasi momento. Se ci fosse stata liquidità da distribuire, il discorso sarebbe stato diverso. Qui, però, si tratta di recuperare fondi cedendo altro e dunque potrebbero esserci delle difficoltà . È chiaro che, se la valutazione di alcuni asset dovesse essere bassa in alcune fasi, sarebbe consigliabile attendere tempi migliori».
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Il Sole 24 Ore
18/04/12
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