20.06.2016

Così Draghi tesse la rete (di protezione)

La Bce «è preparata ad ogni evenienza», ha detto qualche giorno fa Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea, parlando dei possibili risultati del referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione europea. Dalla rassicurazione di Draghi risulta evidente che a Francoforte si sono studiate tutte le opzioni e tutte le reazioni finanziarie e di mercato possibili per definire strategie adeguate. E si è tenuto conto anche dell’incertezza sul dopo 23 giugno, definendo diversi scenari sui quali adattare risposte di minore o maggiore intensità. Con un’unica, sicura direttiva: pompare liquidità sul mercato. Iniziando in anticipo, prima di conoscere gli esiti del referendum, per mitigare le reazioni del mercato che sta scontando l’ipotesi Brexit. E ciò a dispetto del comportamento degli investitori più aggressivi che hanno sin dalle scorse settimane scommesso invece sull’ipotesi contraria.

Le proiezioniLe proiezioni più dettagliate fatte a Francoforte e nelle banche centrali della moneta unica, pur nell’incertezza del risultato, soprattutto dopo che la tragedia dell’uccisione della deputata laburista Jo Cox ha bruscamente azzerato l’enfasi e i fanatismi attorno all’appuntamento referendario, riguardano ovviamente lo scenario dell’uscita della Gran Bretagna dall’Europa.

L’effetto più immediato e probabile, in questo quadro, dovrebbe aversi sul cambio, con il deprezzamento della sterlina e il deflusso di capitali dal Regno Unito verso la Ue. Draghi ha già pronto lo strumento per intervenire in accordo con la Banca d’Inghilterra ed è lo swap euro/sterline, cioè in pratica una fornitura di liquidità illimitata a tutte le istituzioni che lo richiedano. Un intervento questo messo in piedi allo scoppio della crisi, otto anni fa coinvolgendo la Fed americana e la Banca del Giappone.

Più incerto appare, per gli esperti dell’Eurotower, il possibile andamento dell’euro. E’ possibile infatti che la moneta unica si apprezzi con le conseguenze negative di impulsi deflazionistici e di penalizzazioni alle esportazioni. Ma è ugualmente possibile il contrario se la Brexit venisse interpretata — ed è quello che più temono i governi — come il primo passo di una disgregazione della costruzione europea. L’euro potrebbe allora deprezzarsi con effetti positivi sull’export e negativi sull’allargamento dello spread.

Di fronte a questa ipotesi dell’indebolimento dell’Europa, le autorità monetarie si aspettano una forte risposta politica ed economica da parte di Bruxelles e di tutti i governi. Accanto alla quale Draghi e i governatori non faranno mancare lo scudo monetario. I timori sono per un aumento delle pressioni sui debiti sovrani, e l’Italia potrebbe rischiare di più a causa del suo alto debito. «Rischiamo come gli altri paesi europei. Se si riaccendessero le tensioni sul mercato dei titoli di Stato, la prima linea di difesa è quella di Draghi e della Bce», ha detto recentemente il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.

E non c’è da dubitare, appunto, che la Bce e le banche centrali, inietteranno liquidità nel sistema finanziario ancor prima di conoscere il risultato del referendum col preciso scopo di attenuare, se non eliminare l’inevitabile scossone sulle quotazioni.

Le operazioniOltre alle operazioni di Quantitative easing, ci sono le normali aste di rifinanziamento alle banche e, proprio il giorno prima del referendum, partirà una nuova tornata di Tltro, cioè i prestiti a lunghissimo termine alle banche destinati a finanziarie l’economia. La liquidità al mercato non mancherà, dunque. E poi i governatori, proprio in quei giorni si ritroveranno tutti a Francoforte, il 22 per il consiglio direttivo e quindi il 23 per il consiglio generale a cui partecipa anche il governatore della Banca of England. E si trasferiranno nel fine settimana a Basilea — assieme ai governatori delle banche centrali di tutto il mondo — per l’assemblea annuale della Banca dei regolamenti internazionali. Senza contare l’appuntamento del 3° Forum della Bce a Sintra in Portogallo sul «Futuro dell’architettura monetaria e finanziaria internazionale».

Non mancherà insomma la rete di protezione dell’eventuale pronto intervento sui mercati. Semmai ce ne fosse bisogno. In caso di Brexit «le ripercussioni per la Gran Bretagna sarebbero consistenti, ma per gli altri paesi europei gli effetti saranno sopportabili», aveva detto al Corriere l’ex presidente della Bce, Jean-Claude Trichet. In ogni caso gli strumenti finanziari di difesa — anche quelli eccezionali di improbabile utilizzo, come l’Omt— sono tutti schierati. «Non esiteremo ad agire con tutti gli strumenti a disposizione, se necessario» ha ripetuto recentemente Draghi.

Tra le ipotesi dello scenario Leave — nel caso di Remain gli eventuali effetti positivi non avrebbero la stessa intensità di quelli negativi e sarebbero trascurabili — vengono segnalate anche alcune opportunità. In particolare, ma non nell’immediato, potrebbe svilupparsi una piazza finanziaria alternativa — e Milano potrebbe essere in corsa — alla City londinese all’interno dei nuovi confini della Ue.