Sono ben 281 gli istituti che al 25 settembre hanno già aderito al nuovo «Accordo per il credito 2013» sottoscritto il 1° luglio: una percentuale di oltre l’80% del settore in termini di sportelli. Una scelta che fa immediatamente comprendere come lo strumento della moratoria dei prestiti bancari non sia ambito solo dalle imprese ma soprattutto dalle stesse banche, che in periodi di crisi della concessione del credito, a causa del deterioramento del rating delle imprese clienti, si vedono costrette ad accantonare sempre maggiore patrimonio con conseguente aumento del costo della provvista di denaro.
Se l’impresa in tensione finanziaria chiede la moratoria mantiene stabile la sua posizione a sistema e, quindi, il suo rating non peggiora né nell’immediato né in prospettiva, con un vantaggio per il bilancio dell’ente che ha erogato il credito e con un chiaro beneficio per l’impresa debitrice che non deve rimborsare somme, ma specialmente non deve pagare un maggiore costo per il denaro ricevuto in prestito.
È questo il risultato della nuova ed ennesima moratoria bancaria sottoscritta tra Abi e associazioni delle imprese.
La novità più importante è che quest’ultima moratoria è effettivamente utile a tutti. Le imprese, le associazioni e qualsiasi ente (purché eserciti attività commerciale), i professionisti o i lavoratori individuali, alla condizione che i debiti siano stati contratti per l’attività professionale.
Ma l’agevolazione si estende oltre, poiché anche chi ha già beneficiato in precedenza della accordo 2009, con le varie proroghe intercorse nel tempo, potrà accedere alla nuova sospensione dei finanziamenti e successivamente chiedere anche l’allungamento del debito sino al doppio della durata residua, ma con un massimo di tre anni per i mutui chirografari e quattro anni per i mutui ipotecari.
Le iniziative del nuovo accordo, che sanno di evidente e dichiarata scelta promozionale dell’immagine reputazionale degli associati Abi, prevedono ora tre tipi di intervento:
– operazioni di sospensione della quota capitale dei finanziamenti a medio-lungo termine in essere al 1° luglio 2013;
– operazioni di allungamento dei mutui (anche dopo la richiesta di sospensione) e delle scadenze del credito a breve termine;
– operazioni di finanziamento per le imprese che avviano processi di rafforzamento patrimoniale.
I dati Abi fanno emergere come sino al 31 luglio scorso, in base all’ultimo accordo «Nuove misure per il credito» del 28 febbraio 2012, circa 106 mila mutui a livello nazionale siano stati sospesi, pari a un valore complessivo di 31,3 miliardi di debito residuo e una liquidità liberata a favore delle imprese, per la quota di capitale non rimborsata, pari a 4,3 miliardi di euro. Considerando anche le precedenti iniziative dell’«Avviso comune» e dell’«Accordo per il credito alle pmi» del 2009 e 2010, la quota totale di mutui sospesi cresce a 370 mila, con un liquidità a favore delle imprese di circa 20 miliardi di euro, come a dire che dal 2009 ad oggi le imprese che hanno chiesto di accedere alla moratoria non hanno avuto scossoni bancari, perché i rapporti sono stati mantenuti in bonis e senza conseguenze sul rating.
Ciascun finanziamento sospeso ha liberato una liquidità media di 54 mila euro. Importo resosi disponibile alle imprese richiedenti in un periodo tra i 6 e 12 mesi di sospensione previsto dalle precedenti iniziative.
Ora la liquidità che può liberarsi a favore delle imprese destinatarie è quasi pari all’intera somma già in precedenza sospesa, in quanto tutte le imprese già beneficiarie possono richiedere di rinnovare lo strumento, ma anzi possono chiedere di allungare il pagamento dei finanziamenti con la riduzione delle rate in scadenza per tutta la residua durata dei piani di ammortamento e così i benefici sono certamente maggiori.
Le banche che hanno in portafoglio crediti a rischio di deterioramento con obblighi pesanti di vigilanza su tali partite, dunque, sono le prime ad avere interesse a che la propria clientela in tensione finanziaria anche prospettica si adoperi a utilizzare il nuovo accordo.