di Antonella Baccaro
ROMA — Fiat e sindacati accelerano sulla strada del contratto unico. Sono stati Cisl, Uil, Fim, Uilm e Fismic, al termine di un incontro con l'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, ieri pomeriggio, a darne l'annuncio in una nota in cui dicono di convenire «sulla necessità di avviare un confronto negoziale finalizzato a realizzare un unico contratto nazionale per tutti i lavoratori del gruppo Fiat».
Nel corso dello stesso incontro, cui hanno partecipato anche i leader della Cisl, Raffaele Bonanni e della Uil, Luigi Angeletti, oltre all'Ugl, che però non ha firmato la nota, «Fiat ha ribadito l'impegno a proseguire gli investimenti negli stabilimenti italiani, confermando la piena validità del progetto industriale Fabbrica Italia».
Immediata la reazione della Fiom, il sindacato dei metalmeccanici Cgil, a proposito del contratto unico: «Se fanno così negano libertà sindacale — ha commentato il segretario Maurizio Landini —. Questo vuol dire cancellare il contratto nazionale nel nostro Paese». Contro questa prospettiva, ha proseguito il leader della Fiom, saranno messe «in campo tutte le azioni necessarie, compresa la cancellazione dell'articolo 8» della manovra. In mattinata Marchionne aveva incontrato il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, per confermargli il progetto «Fabbrica Italia». Successivamente il manager era intervenuto per l'ultima volta, all'assemblea dell'Anfia, Associazione nazionale filiera industria automobilistica, da cui Fiat ha deciso di uscire, come da Confindustria. «Una scelta — ha spiegato Marchionne — che non ha nulla a che vedere con ragioni politiche» e che consentirà all'azienda una «libertà d'azione che gestiremo non solo nel rispetto delle leggi ma soprattutto con profondo senso di responsabilità». Il manager ha anticipato i risultati del terzo trimestre dell'anno, che saranno esaminati in settimana: «Fiat e Chrysler — ha detto — sono sulla strada giusta per raggiungere tutti gli obiettivi fissati». Una situazione complicata quella dell'auto in Europa. L'industria, ha detto Marchionne, è «a metà strada dal paradiso e solo un miglio fuori dall'inferno».