Dopo la rottura, la metafora calcistica. Sulla riforma dei contratti — che dovrebbe dare maggiore spazio agli accordi aziendali e territoriali rispetto al contratto nazionale — il segretario della Cgil attacca il presidente di Confindustria, che aveva parlato di capitolo chiuso: «Una dichiarazione straniante — dice Susanna Camusso — siccome il pallone non è quello con cui gioco io, non voglio più giocare». Giorgio Squinzi, intervistato da Virus di Raidue, ribatte: «È un po’ come se uno volesse giocare e gli altri no. Allora uno si stufa e se ne va». Dietro il botta e risposta ci sono due novità .
La prima è che Cgil, Cisl e Uil ieri si sono dette pronte a sedersi di nuovo al tavolo, per discutere sia la riforma generale dei contratti sia i rinnovi dei contratti delle singole categorie. Una posizione condivisa ma sulla quale ha spinto soprattutto il segretario della Cisl, Annamaria Furlan. L’apertura, però, è stata accolta dal silenzio di Confindustria. E dalle parole del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che ha confermato la linea del governo: «Aspettiamo, ma non potremo aspettare in eterno». Cioè, senza un accordo tra sindacati e Confindustria il governo interverrà con un disegno di legge che potrebbe riguardare tutto, non solo il potenziamento dei contratti aziendali ma anche la rappresentanza, forse pure gli scioperi e il salario minimo, la misura che i sindacati criticano con più energia. Un segnale, però, potrebbe arrivare molto prima, ed è questa la seconda novità .
Nel disegno di legge di Stabilità , che il governo presenterà la prossima settimana, si studia il potenziamento degli incentivi fiscali proprio per gli accordi aziendali. Finora gli incentivi hanno riguardato chi guadagna fino a 30 mila euro lordi l’anno con un tetto ai benefit defiscalizzati di 2 mila euro l’anno e una spesa per lo Stato di 300 milioni di euro. La soglia di reddito potrebbe essere portata a 40 mila euro, allargando il numero dei lavoratori coinvolti. Sarebbe un potenziamento «di fatto» dei contratti aziendali. Ma la misura costa. E tutto dipende dalle altre infinite voci della Legge di Stabilità .
La prima è che Cgil, Cisl e Uil ieri si sono dette pronte a sedersi di nuovo al tavolo, per discutere sia la riforma generale dei contratti sia i rinnovi dei contratti delle singole categorie. Una posizione condivisa ma sulla quale ha spinto soprattutto il segretario della Cisl, Annamaria Furlan. L’apertura, però, è stata accolta dal silenzio di Confindustria. E dalle parole del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che ha confermato la linea del governo: «Aspettiamo, ma non potremo aspettare in eterno». Cioè, senza un accordo tra sindacati e Confindustria il governo interverrà con un disegno di legge che potrebbe riguardare tutto, non solo il potenziamento dei contratti aziendali ma anche la rappresentanza, forse pure gli scioperi e il salario minimo, la misura che i sindacati criticano con più energia. Un segnale, però, potrebbe arrivare molto prima, ed è questa la seconda novità .
Nel disegno di legge di Stabilità , che il governo presenterà la prossima settimana, si studia il potenziamento degli incentivi fiscali proprio per gli accordi aziendali. Finora gli incentivi hanno riguardato chi guadagna fino a 30 mila euro lordi l’anno con un tetto ai benefit defiscalizzati di 2 mila euro l’anno e una spesa per lo Stato di 300 milioni di euro. La soglia di reddito potrebbe essere portata a 40 mila euro, allargando il numero dei lavoratori coinvolti. Sarebbe un potenziamento «di fatto» dei contratti aziendali. Ma la misura costa. E tutto dipende dalle altre infinite voci della Legge di Stabilità .