14.01.2015

Conti flessibili per chi è in crisi e fa riforme

  • Il Sole 24 Ore
Nel tentativo di rilanciare la crescita economica, scalfire il rischio di deflazione e incentivare i paesi a modernizzare la loro economia, la Commissione europea ha presentato ieri nuove linee-guida nell’applicazione del Patto di Stabilità. Le novità verranno accolte positivamente in Italia, ma per godere dei nuovi margini di manovra nell’impegno a risanare le finanze pubbliche la politica economica italiana dovrà dimostrare continuità e costanza.
Il pacchetto – a cui si associa la nascita di un nuovo Fondo europeo per gli investimenti strategici (EFSI) da 315 miliardi di euro (ieri ne sono stati presentati i dettagli operativi) – è uno dei pilastri della nuova strategia economica a livello europeo. Quest’ultima si basa su riforme economiche, responsabilità di bilancio, e nuovi investimenti pubblici e privati. «Vogliamo rafforzare la ripresa economica», ha riassunto qui a Strasburgo Pierre Moscovici, il commissario agli affari economici.
Le nuove linee-guida – che lasciano intravedere nei fatti il via libera alla Finanziaria italiana per il 2015, sulla quale la Commissione europea ha sospeso in novembre il giudizio – si concentrano su tre aspetti: la clausola degli investimenti; la clausola delle riforme strutturali; e un adattamento degli impegni di bilancio alla situazione economica. Queste possibilità già esistevano. L’esecutivo comunitario vuole da oggi in poi essere più trasparente e più prevedibile nelle sue decisioni.
In breve, la nuova flessibilità prevede che la Commissione europea possa prendere in considerazione le riforme economiche per consentire a un paese una temporanea deviazione del deficit rispetto al percorso di avvicinamento al pareggio di bilancio. Anche gli investimenti pubblici potranno consentire una deviazione dal percorso di risanamento dei conti pubblici purché, come nel caso della clausola delle riforme strutturali, il disavanzo rimanga sotto al 3,0% del Pil.
Gli investimenti devono riguardare le opere cofinanziate dall’Unione europea o dall’EFSI. Come previsto, i versamenti statali nel capitale iniziale dello stesso EFSI non faranno scattare eventuali procedure per deficit eccessivo. E’ da notare che non si parla di scorporo d’emblée degli investimenti dal calcolo del deficit, come avrebbe voluto l’Italia, ma semplicemente del permesso di deviare temporaneamente dal percorso di risanamento dei conti pubblici.
Il pacchetto – approvato dopo un acceso dibattito tra i commissari (alcuni volevano rinviarne l’approvazione) – prevede che il risanamento venga adattato alla situazione economica. Quanto più il paese è in difficoltà, tanto meno dovrà ridurre il deficit. Le nuove linee-guida dovrebbero aiutare Roma e Parigi, dopo che Bruxelles ha sospeso il giudizio sui bilanci 2015, rinviando le scelte a marzo. Moscovici non ha anticipato alcunché, notando che bisogna giudicare “l’insieme della politica economica di un paese”.
Nei fatti, la Commissione offre ai paesi nuovi margini di manovra, che per essere pienamente utilizzati richiedono sforzi sul fronte delle riforme e continuità di politica economica. Intanto, sull’altro versante della strategia europea, quello che prevede la nascita dell’EFSI, la Commissione ha illustrato sempre ieri i testi legislativi che andranno ora al vaglio del Parlamento e del Consiglio. Nelle scorse settimane è emerso chiaramente che l’aspetto più controverso è il governo del nuovo fondo.
L’esecutivo comunitario preferirebbe che le decisioni d’investimento siano prese da esperti indipendenti, mentre i governi hanno chiesto di poter influenzare le scelte. Bruxelles ha optato per un compromesso. L’EFSI sarà guidato da due organismi: un consiglio direttivo e un comitato degli investimenti. Il primo raggrupperà i soci del Fondo (oggi la Banca europea degli investimenti e la Commissione europea, domani possibilmente gli stessi stati membri), e sarà responsabile delle linee-guida.
Il secondo organismo, invece, raggrupperà sei esperti indipendenti e un direttore generale. Questi sceglieranno gli specifici progetti finanziati dal Fondo. Tuttavia, il comitato degli investimenti “dovrà rendere conto al consiglio direttivo”, si legge in un comunicato. Nell’ottica della diatriba tra Commissione europea e governi nazionali sulla gestione del Fondo, è difficile capire che cosa questa formula significhi in pratica. L’ambiguità è probabilmente voluta.