Contenzioso tributario ancora in calo. Anche nel secondo trimestre del 2017 l’indice di «litigiosità fiscale» ha confermato il trend decrescente avviato cinque anni fa. Tra il 1° aprile e il 30 giugno di quest’anno le nuove cause promosse da cittadini e imprese contro gli uffici sono state 45.133, con una flessione dell’8,9% rispetto allo stesso trimestre del 2016. In appello, i gravami depositati sono stati 17.424, in frenata dell’8,7%. Rallenta pure il numero delle sentenze depositate: nel trimestre le controversie definite in Ctp sono state 54.652 (-13%), in Ctr 15.980 (-1,95%). Complessivamente il saldo tra entrate e uscite risulta però a favore di queste ultime, consentendo alla magistratura tributaria di abbattere il numero dei fascicoli arretrati per la prima volta sotto quota 450 mila. È quanto emerge dal bollettino trimestrale sul contenzioso fiscale diffuso ieri dalla Direzione giustizia tributaria del Dipartimento delle finanze.
A contribuire al calo dei ricorsi c’è l’estensione della mediazione tributaria, resa obbligatoria a partire dal 2016 per tutti gli atti di valore fino a 20 mila euro, a prescindere dall’ente impositore (e non più solo per quelli emanati dall’Agenzia delle entrate). Nel primo semestre del 2017 tale fascia economica mostra una diminuzione del 9,8% rispetto al 2016, anche se le mini-liti restano comunque quelle numericamente più rilevanti: nel 2° trimestre dell’anno il 43% dei ricorsi proposti alle Ctp è di valore inferiore ai 3 mila euro, ma pesa per appena 19 milioni di euro sui quasi 4,9 miliardi finiti al vaglio dei primi giudici nel trimestre.
Nessuna discontinuità per quanto riguarda i tassi di vittoria. In Ctp gli uffici hanno vinto il 45% delle cause, vedendosi riconosciute pretese per 1,95 miliardi di euro, mentre i giudizi completamente favorevoli ai contribuenti sono stati il 32% (con l’annullamento di rettifiche per 1,7 miliardi di euro). In Ctr, invece, la quota di giudizi completamente favorevoli agli enti impositori è stata del 48% (valore economico 1,6 miliardi di euro), mentre cittadini e imprese hanno vinto il 37% degli appelli (valore 670 milioni di euro).
Infine, il 60% dei casi definiti nei due gradi di giudizio ha visto la compensazione dei costi di lite, mentre le condanne alle spese hanno colpito nel 25% dei casi i contribuenti e nel restante 15% gli uffici.
Valerio Stroppa