21.07.2020

E Conte «vede» 200 miliardi. «È il miglior accordo possibile»

  • Il Corriere della Sera

BRUXELLES «Do you remember Totti?». E poi il gesto del cucchiaio, come ai rigori nel mitico Italia-Olanda del 2000, semifinale degli Europei. Cucchiaio sì, cucchiaio no, cucchiaio forse: ai posteri l’ardua sentenza. Resta il fatto che in una pausa del negoziato infinito, qui a Bruxelles, la delegazione italiana ricorda ai colleghi/rivali olandesi proprio quella scena. Dieci secondi che non sono solo lo spezzone di una partita di calcio ma la fotografia di due diverse visioni del mondo. Sorrisi un po’ così, pacche sulle spalle senza esagerare, perché in Belgio il Covid sta salendo. Ma non è solo un siparietto anti stress.

Prima della stretta finale, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte pensa che si stia profilando il «miglior risultato possibile». L’accordo dovrebbe garantire all’Italia 208,8 miliardi di euro tra sovvenzioni a fondo perduto e prestiti da rimborsare. È il più ottimistico tra i sei scenari che sono sul tavolo al mattino. Sulle sovvenzioni, il capitolo che ci sta più a cuore visto che si tratta di soldi a fondo perduto che non vanno rimborsati, c’è una piccola limatura ma la cifra resta sostanzialmente la stessa: un filo sopra gli 80 miliardi di euro, evitando quel taglio di 10 miliardi che la notte prima sembrava inevitabile e alla fine era stato pure metabolizzato. Mentre sui prestiti, che invece vanno rimborsati, la quota per l’Italia sale fino a 127 miliardi di euro.

Grazie a un diverso meccanismo di calcolo e una revisione dello schema sui contributi a carico dei singoli Stati membri, ci sono 38 miliardi di euro in più. Più o meno la stessa cifra che potremmo prendere con il Mes, il Fondo salva Stati che il Movimento 5 Stelle non vuol sentire nemmeno nominare e che alla fine potrebbe anche far cadere il governo. Una coincidenza che non è una coincidenza. Perché secondo Conte aumentare la voce prestiti adesso, significa allontanare l’utilizzo del Mes domani.

Anche se nelle stesse ore, e pure questa non è una coincidenza, il segretario del Pd Nicola Zingaretti è tornato a chiederlo. È vero che i soldi del Mes arriverebbero prima di quelli del Recovery. Ma è anche vero che con l’accordo chiuso a breve dovremmo tenere buono lo spread, e quindi risparmiare sugli interessi del debito pubblico. Non proprio un dettaglio.

Secondo Conte la contropartita ottenuta dall’Olanda non è un problema. L’aumento dei «rebate», gli sconti sui contributi al bilancio europeo, è un vantaggio per loro ma per noi non cambia nulla. C’è il sospetto che il vero obiettivo dello scontro con l’Italia fosse la Germania, la leadership di Angela Merkel. Nello staff italiano c’è pure chi ironizza. «Questi hanno portato a Bruxelles lo stesso schema che a Roma utilizza Matteo Renzi».

Che poi è una regola antica: puntare i piedi per ottenere qualcosa, possibilmente qualcosa che vada al di là del proprio peso specifico. Anche sul freno d’emergenza, il compromesso trovato per smontare il diritto di veto messo sul tavolo dell’Olanda, Conte si dice soddisfatto. In realtà il meccanismo è un po’ barocco come ogni mediazione, pieno di insidie. C’è la possibilità di congelare per tre mesi l’erogazione dei fondi, poi la discussione all’interno dell’Ecofin, con i ministri dell’Economia dei 27. Ma la decisione finale spetta comunque alla Commissione, dove il responsabile dell’Economia è Paolo Gentiloni.

Il governo italiano è convinto che questo meccanismo finirà «solo per dare all’Olanda la possibilità di sollevare un dibattito politico, che poi era quello che volevano. Ma senza fermare davvero l’erogazione dei fondi».

Anche perché nella notte si tratta per introdurre una clausola che consentirebbe di impegnare subito una parte dei fondi che verrebbero poi rimborsati retroattivamente. Funzionerà davvero?

Per capire se è cucchiaio oppure no, bisogna aspettare che il meccanismo cominci a girare.